Meditazione Domenica dopo Natale B

 



Ricordiamo davanti a te, o Signore

  • Nigeria. Ennesimo attacco del gruppo jihadista contro i cristiani. Vittime e razzie in un villaggio a maggioranza cristiana nel nord-est del Paese.

  • Centrafrica: dopo la calma di lunedì sono ripresi gli attacchi di gruppi armati nella Repubblica Centrafricana.

  • Uganda. Non si ferma nel paese la repressione nei confronti dell’opposizione in vista delle elezioni: arrestati quattro avvocati per i diritti e un membro del partito.

  • Rapporto Oil sul divario retributivo. L’Italia si pone tra le maglie nere mondiali per differenza salariare tra autoctoni e stranieri.

  • Sahel: Una operazione contro le reti dei trafficanti d’armi – compiuta dall’Interpol - ha portato al sequestro di 40mila candelotti di dinamite e di 60mila litri di carburante di contrabbando. ...

  • Naufragio al largo della Tunisia. Recuperati 20 corpi, uno solo di uomo.

Signore, abbi cura di noi: Kyrie eleison...

Aiutaci a custodire la speranza

  • In Corea del Sud, alla periferia della capitale, il missionario italiano padre Vincenzo Bordo e 600 volontari a turno, accolgono ogni sera per la cena più di 700 poveri che vivono per.

  • Grazie al Progetto Policoro della diocesi di Oppido Mamertina-Palmi, è nata un’iniziativa che punta a promuovere attività artigianali e imprenditoriali del territorio calabro mosse dalle esortazioni dell’enciclica di Papa Francesco.

  • Il Papa ha ricordato che Gesù è nato scartato per dirci che ogni scartato è figlio di Dio.

  • Monsignor Ruben Tierrablanca Gonzalez, Vicario apostolico di Istanbul, stroncato dal Covid-19 a 68 anni. Ha coltivato intensi e proficui rapporti con il mondo cristiano ortodosso e legami con questa l’islamismo, soprattutto con la corrente Sufi.

Per la bontà che abita nel cuore umano e per coloro che si mettono a disposizione del bene, a te la lode e la gloria, o Signore: Gloria in excelsis Deo



Dio nostro, Padre della luce,

tu hai inviato nel mondo il tuo Figlio,

Parola fatta carne,

per mostrarti a noi.

Invia ora il tuo Spirito santo,

affinché possiamo incontrare Gesù Cristo

in questa parola che viene da te,

affinché lo conosciamo più intensamente

e conoscendolo lo amiamo più totalmente. Amen


Lc. 2,22-40

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.

Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore.

Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:

«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo

vada in pace, secondo la tua parola,

perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,

preparata da te davanti a tutti i popoli:

luce per rivelarti alle genti

e gloria del tuo popolo, Israele».

Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».

C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.

Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

***

E' un testo che viene proclamato nella festa del 2 febbraio: 40 giorni dopo il natale la Chiesa celebra l'incontro del Signore col suo popolo.

Sullo sfondo la presentazione di Gesù al tempio. Gesù viene inserito nella vita del suo popolo.

40 giorni dalla nascita e 450 dall'annuncio a Zaccaria fanno 490 giorni, cioè pari alle 70 settimane di cui parla il profeta Daniele. Ma Daniele parla, non tanto della presentazione quanto piuttosto della purificazione del tempio (Dn. 9, 24). In altre parole, ci parla di un compimento: il tempio è il luogo dell'incontro di Dio col suo popolo, ora la pienezza dell'incontro avviene in questo bimbo, figlio di poveri. Talmente poveri da offrire quanto è possibile ai nullatenenti: una coppia di tortore e due giovani colombi.

Luca guarda al tempio con positività: qui, nel bimbo che giunge al tempio portato dai suoi genitori, le parole profetiche diventano piene di realtà. Il passato si compie nel presente e annuncia il futuro.

Il quadretto di Simeone ed Anna, nella sua semplicità rappresenta due personaggi che escono dall’ombra per rendere “testimonianza pubblica” a Gesù. Dal punto di vista dell'evangelista, prefigurano il ministero della profezia nella comunità dei discepoli e delle discepole di Gesù, ministero che, appunto, rende pubblica testimonianza a Gesù. Forse Luca vuole dire che, nella comunità cristiana, la profezia è maschile e femminile. In filigrana, dietro la testimonianza di Simeone ed Anna, possiamo intravedere la testimonianza della Chiesa primitiva. Comunità di discepoli e discepole che non appartengono a qualche gruppo sociale ben identificato; anch’essi vivono nei sotterranei della storia. Eppure sono chiamati a rendere testimonianza a Gesù.

Un po’ tutto il Vangelo dell’infanzia di Luca è formato da personaggi che escono dall’ombra. Si tratta di persone che non appartengono alla categoria dei protagonisti, ma alla gente umile, socialmente irrilevante; situazioni di periferia (Zaccaria – Elisabetta, Maria, i pastori…), mentre altri invece appaiono in primissimo piano sulla scena della storia dei grandi (Erode, Cesare Augusto coinvolti in fatti della grande politica).

Luca ci vuole dire che, a differenza dei poteri mondani, Dio fa storia con i piccoli ed i poveri. Il suo agire non dipende dalla forza, dalla ricchezza, dal potere d’influenza o dal prestigio, ma unicamente dall’azione dello Spirito, ovvero la forza del suo amore per l’umanità e per ogni essere.

Al centro della scena vediamo l’abbraccio: il vecchio Simeone prende tra le braccia il Bambino. Sullo sfondo vi è la presenza di Maria, la Madre, che raccoglie gli eventi per custodirli nella meditazione.

L’incontro avviene mentre i due stanno andando verso il tempio. Il tempio, il vecchio ed il bambino: L’antico (testamento) e il nuovo (testamento) si incontrano nella gioia, non si scontrano! “Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza…”. Quel bambino è la novità che il tempio, con tutto ciò che questa parola rappresenta di grande e di meschino, ha preparato.


Ora, sulle labbra di Simeone affiora un carme le cui parole sono probabilmente raccolte da un cantico di preghiera della Chiesa primitiva, composto da citazioni profetiche del primo testamento:

“…allora si rivelerà la gloria del Signore e ogni uomo la vedrà; perché la bocca del Signore ha parlato.” Is. 40,5

“…perciò ti farò luce delle nazioni, perché la mia salvezza raggiunga l’estremità della terra.” Is. 49, 6

Allora le nazioni vedranno la tua giustizia e tutti i re la tua gloria; ti si chiamerà con un nome nuovo che la bocca del Signore pronuncerà”.

Is. 62,2

La differenza però tra queste citazioni ed il cantico di Simeone è che il cantico non usa i verbi al futuro come nei testi profetici, ma al passato: il compimento è avvenuto.


Cosa può dire a noi questa scena molto particolare?

A mio modo di vedere, troviamo qui una traccia della preghiera cristiana:

  • tutto avviene sotto l’azione dello Spirito (i personaggi parlano e agiscono mossi dallo Spirito santo)

  • l’azione di Dio viene colta nel presente: “Ora lascia perché i miei occhi…”. La preghiera consente al credente di discernere l’azione di Dio nel concreto della vita.

  • C’è molta tenerezza ed accoglienza del vecchio nei confronti del bambino. La preghiera è il luogo dove il rapporto con Cristo si carica di ammirazione ed affetto. Il tutto non si limita a considerazioni intellettuali o teologiche sul compimento delle scritture, ma “lo prese tra le braccia”. Lo spirito che suscita la preghiera ci porta ad amare Gesù. Il vangelo non va solo compreso ma anche amato, riscaldato, pregato e celebrato.

  • Quella di Simeone è preghiera contemplativa del cristiano adulto “anziano” perché vede nella realtà piccola di un bambino ciò che normalmente non si riesce a vedere con le logiche del cosiddetto buon senso umano: La salvezza per tutti in un bambino.

  • Sullo sfondo Maria, ovvero la Chiesa, che medita e custodisce nel cuore. Nelle profondità della fede-fiducia la Chiesa, comunità di discepoli e discepole del Signore, attinge alla riserva del vangelo che porta dentro di lei per annunciare e testimoniare un Dio che, in Gesù, salva, libera, guarisce, perdona e ama l’umanità con la forza dell’onnidebolezza del bambino.


Salmo 23


Vieni, Signore, nel tuo tempio santo.

Alzate, o porte, la vostra fronte,

alzatevi, soglie antiche,

ed entri il re della gloria.

Chi è questo re della gloria?

Il Signore forte e valoroso,

il Signore valoroso in battaglia.

Alzate, o porte, la vostra fronte,

alzatevi, soglie antiche,

ed entri il re della gloria.

Chi è mai questo re della gloria?

Il Signore degli eserciti è il re della gloria.