Meditazione Domenica IV di Avvento B

 


Ricordiamo davanti a te, o Signore

  • Almeno 15 morti, tra i quali tanti bambini, e una ventina di feriti, sono le vittime di un'esplosione avvenuta nel sudest dell'Afghanistan martoriato da decenni di guerra.

  • 18 dicembre - Giornata internazionale dei migranti. Oltre 3.100 persone hanno perso la vita nel 2020 sulle rotte migratorie nel mondo

  • Tra gennaio 2018 e giugno 2020 l'esercito e i coloni israeliani hanno lanciato 296 attacchi contro le scuole della comunità palestinese, gli studenti e gli insegnanti.

  • La fase di riapertura dopo il lockdown in India ha scatenato una nuova emergenza nelle zone rurali: lavoro minorile, abbandono scolastico e tratta.

  • In Argentina, scontro tra polizia e indigeni mapuche durante operazione di sgombero in Patagonia.

  • Oltre 5.000 donne, adulte e minorenni, sono scomparse in tutto il Perù nel corso del 2020.

Signore, abbi cura di noi: Kyrie eleison...

Aiutaci a custodire la speranza

  • Via libera dal Senato al Dl sicurezza che riforma i decreti Salvini.

  • NigeriaSono provati, ma in buone condizioni fisiche, gli studenti sequestrati in Nigeria una settimana fa e rilasciati.

  • Repubblica Democratica del Congo: un progetto per aiutare bambini, giovani e donne nella zona transfrontaliera dei Grandi Laghi e assicurare loro un futuro lavorativo, lontano dallo sfruttamento e dalle armi

  • Il Messaggio di Papa Francesco per la 54.ma Giornata mondiale della pace, che verrà celebrata il primo gennaio 2021, ha per titolo “La cultura della cura come percorso di pace”.

Per la bontà che abita nel cuore umano e per coloro che si mettono a disposizione del bene, a te la lode e la gloria, o Signore: Maranatha, Maranatha, Vieni, Vieni, Signore Gesù!

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Noi ti preghiamo di nascere sempre: che tu fiorisca nel nostro deserto, che prenda carne in questa chiesa: come la vergine ancora ti generi. Amen

2Sam 7, 1-5.8-12.14.16

Il re Davide, quando si fu stabilito nella sua casa, e il Signore gli ebbe dato riposo da tutti i suoi nemici all’intorno, disse al profeta Natan: «Vedi, io abito in una casa di cedro, mentre l’arca di Dio sta sotto i teli di una tenda». Natan rispose al re: «Va’, fa’ quanto hai in cuor tuo, perché il Signore è con te».
Ma quella stessa notte fu rivolta a Natan questa parola del Signore: «Va’ e di’ al mio servo Davide: “Così dice il Signore: Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti? Io ti ho preso dal pascolo, mentre seguivi il gregge, perché tu fossi capo del mio popolo Israele. Sono stato con te dovunque sei andato, ho distrutto tutti i tuoi nemici davanti a te e renderò il tuo nome grande come quello dei grandi che sono sulla terra. Fisserò un luogo per Israele, mio popolo, e ve lo pianterò perché vi abiti e non tremi più e i malfattori non lo opprimano come in passato e come dal giorno in cui avevo stabilito dei giudici sul mio popolo Israele. Ti darò riposo da tutti i tuoi nemici. Il Signore ti annuncia che farà a te una casa.
Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu dormirai con i tuoi padri, io susciterò un tuo discendente dopo di te,


uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio.
La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a me, il tuo trono sarà reso stabile per sempre”».

Salmo 88

Canterò in eterno l’amore del Signore,
di generazione in generazione
farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà,
perché ho detto: «È un amore edificato per sempre;
nel cielo rendi stabile la tua fedeltà».

«Ho stretto un’alleanza con il mio eletto,
ho giurato a Davide, mio servo.
Stabilirò per sempre la tua discendenza,
di generazione in generazione edificherò il tuo trono».

«Egli mi invocherà: “Tu sei mio padre,
mio Dio e roccia della mia salvezza”.
Gli conserverò sempre il mio amore,
la mia alleanza gli sarà fedele».

Rm 16, 25-27

Lc 1, 26-38

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

***

La prima lettura riflette il vissuto di un particolare momento storico della vicenda d’Israele: il passaggio da una sorta di federalismo tribale alla struttura statuale della monarchia, realizzata con il re Davide e poi seguita dal figlio Salomone.

Il momento federale vedeva nel Sinai ed in Mosè i suoi riferimenti spirituali; in quello monarchico, la spiritualità e la speranza del popolo erano concentrate intorno al centro geografico di Gerusalemme e alla figura di Davide, come figura simbolica destinataria delle promesse.

Il passaggio dalla confederazione tribale alla monarchia non è avvenuto in modo indolore. Non erano pochi ad avere delle perplessità di fronte al nuovo apparato rappresentato dell’istituzione monarchica, anche perché il rischio che in qualche modo il monarca si sostituisse al primato di Jhwh era abbastanza evidente.

I profeti non hanno accettato acriticamente questo cambiamento.

Ad ogni modo, pur con tutte le riserve del caso, non è nemmeno mancato il discernimento per interpretare il corso dei nuovi eventi come segno della fedeltà di Jhwh alla sua alleanza e alle sue promesse.

Davide era decisamente un abile politico. Egli sapeva che per raggiungere con successo gli obiettivi non c’è di meglio che usare lo strumento della religione, i politicanti di casa nostra non sono originali ma piuttosto vecchi quando cercano di mostrarsi devoti alla chiesa pur di consolidare il loro potere!

Per tornare a Davide, egli cercava di consolidare il suo piano di unificazione nazionale attorno alla propria persona ideando una grande realizzazione di carattere religioso: costruire il tempio.

Il tempio significa visibilità, apparto liturgico, spazio celebrativo che può risultare funzionale alla legittimazione del potere. Il re abita il palazzo e Dio il tempio. Questo significa che l’immagine di Dio non è che una proiezione di quella monarchica. E così, come effetto di ritorno, il re possiede qualcosa di divino. Il gioco è fatto: Dio è tra i grandi e con loro può intendersi come tra pari.

Con la sua strategia, Davide, come a tutti i grandi della terra, non ha fatto altro che aggiornare la politica e modernizzare la religione. Sembrano perciò fatte l’una per l’altra.

Il piano, studiato nei minimi particolari, poteva consentire a Davide di prendere serenamente sonno quella notte! Del resto, ne aveva parlato anche col profeta Natan ottenendo pure la sua approvazione: “Tutto quello che hai in cuore, va e fallo, perché il Signore è con te” – gli aveva confermato il profeta.

Ma proprio quella notte, né al profeta, né a Davide fu consentito di prendere sonno. Dio non s’è prestato al gioco.

Tu vuoi costruirmi una casa, un palazzo, un tempio? Ma credi che se l’avessi voluto non lo avrei richiesto già da molto tempo? Quando mai ho domandato questo al popolo quando usciva dal paese d’Egitto? Mi sono trovato da Dio sotto la tenda, nella nube, nel deserto, nel fuoco, …insomma, nella mischia degli avvenimenti. E tu vuoi chiudermi in una Chiesa?!... Sappi giovanotto che tu eri un capraio quando ti ho scelto come guida per la mia gente. Eri un giovane pecoraio per questo ho scelto te e non uno di corte! Ho fatto di un capraio un re perché a me piace agire in modo paradossale.

E tu vuoi trasformarmi in uno dei tanti signori che agiscono solo in base alla “ragion di stato? Vuoi fare di me l’immagine più confacente alla tua visione perché io legittimi le tue ricchezze, che sono furti, le tue guerre, le tue finanze, le tue libertà individuali, la tua proprietà, quella che chiami civiltà… No, caro mio, scordatelo! Io sono totalmente altro da questi tuoi piani”.

Giocando sulle parole, a Davide che dice di voler costruire una casa, un tempio, Dio ha già scelto la sua casa. La casa dell’incontro che preferisce è un’oscura casupola di Nazareth. Lì incontrerà una giovane di nome Maria. In questa periferia del mondo si concentra tutta la tenerezza di Dio, tutto il suo prendersi cura dell’umanità. Piena di grazia. Tutta l’amicizia per gli uomini e le donne di cui solo Dio è capace: il Signore è con te. Dio non si smentisce: aveva preferito Davide perché pecoraio, ora fa della vita di una ragazza semianalfabeta di campagna nientemeno che il suo tempio.

È talmente paradossale questo modo d’agire di Dio, che sconvolge la stessa giovane Maria: “come è possibile?” Chiede... Ma alla fine s’abbandona. I piccoli e i poveri, i veri discepoli e vere discepole del Signore si mettono a disposizione. Eccomi, è la parola che dà senso ad ogni vita. Talvolta impieghiamo una vita intera per maturarla dentro di noi come atteggiamento di autentica disponibilità.

Questi brani della Parola ci educano a metterci in sintonia con Dio quando siamo tentati di identificarlo con la nostra presunzione o di utilizzarlo, come voleva Davide, a servizio della nostra vanagloria perché pensiamo che l’eternità dipenda da noi.

Invece le grandi opere di Dio non fanno rumore, egli agisce scegliendo la realtà nascosta.

Le reazioni di Maria, con il suo incalzare di domande, ci fanno ritenere che nulla va dato per scontato. Il suo è un atteggiamento di attiva partecipazione; di una persona che vuole rendersi conto senza subire passivamente, e alla fine comprendere che non abbiamo null’altro da considerare nella nostra esistenza se non questa disponibilità dei piccoli e dei poveri, la disponibilità di quell’eccomi.