Meditazione Domenica XXXIV A

 


Ricordiamo, o Signore, davanti a te

Nel Sudan devastato dalla guerra si segnalano massacri nella regione del Darfur, regione dove è particolarmente cruento lo scontro tra l’esercito regolare e le milizie ribelli del Rapid Support Forces (Rsf). Le violenze finora hanno provocato oltre 10mila morti, più di cinque milioni di sfollati interni e circa 1,3 milioni di persone fuggite negli Stati limitrofi.

Intorno alla mezzanotte di mercoledì 22 novembre, un nuovo naufragio è avvenuto a largo dell’isola di Lampedusa. Il secondo in ventiquattro ore. Quello di domenica scorsa, era costato la vita ad una bambina di 2 anni. Quello di mercoledì una donna originaria della Costa d’Avorio, è morta durante le operazioni di salvataggio.

In America Latina i miliardari si arricchiscono. La regione si conferma la più diseguale al mondo. Nel 2022 si è registrata anche una leggera diminuzione della povertà. Quasi un terzo della popolazione della regione non ha un reddito sufficiente a coprire le spese primarie.

Suriname. Almeno 15 i morti per il crollo miniera in un sito dove persone stavano cercando oro in una sorta di tunnel improvvisato di notevole profondità".

Bolivia: caldo record provoca 13 morti per colpi di calore, con i termometri oltre i 40 gradi in alcune zone. 

La più grande 'favela' del Brasile, Rocinha, situata nella zona sud di Rio de Janeiro, è da 8 giorni senza energia elettrica. Il tutto proprio mentre la città carioca affronta un'ondata di caldo anomalo, con temperature superiori ai 40 gradi.

Repubblica Dominicana: almeno 24 morti per le inondazioni. Il maltempo ha colpito più di 3.500 abitazioni, costringendo allo sfollamento di oltre 17.800 persone.

Migranti: 660 persone riportate in Libia in una settimana.

Impiccato in Iran un attivista legato alle proteste. È ottava esecuzione. L'attivista Milad Zohrevand aveva 20 anni

Record femminicidi nel mondo nel 2022, quasi 89.000 donne uccise. Il 55% dei crimini commessi tra le mura domestiche.

 Continua a prenderti cura di noi, o Signore: Kyrie eleison

Aiutaci a riconoscere e a coltivare i semi di speranza

Liberati i primi 13 ostaggi israeliani, la tregua tiene. Quattro giorni di cessate il fuoco per procedere allo scambio degli ostaggi e permettere l'ingresso di aiuti umanitari nella Striscia. Secondo l'ONU sono entrati 137 camion con aiuti umanitari.  Il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, Majed al-Ansari, annuncia che 39 donne e minori palestinesi imprigionati da Israele sono stati rilasciati in linea con gli impegni sulla tregua.

in occasione del decimo anniversario della Evangelii Gaudium, Francesco ribadisce che la missione evangelizzatrice e la vita cristiana non possono trascurare i poveri perché sono loro a segnare il cammino della redenzione. Ascoltiamo il loro grido e quello della terra per porre fine alle urgenti problematiche dell’umanità.

La Giornata. L'Italia per le donne (e per Giulia): mai più violenza. «Voi siete il futuro, e ognuno di voi sta cercando di capire cosa è mancato a tutti i livelli, dai docenti agli studenti, ai genitori, perché anche io mi faccio delle domande». «Magari confrontandoci, cerchiamo di capire cosa si può fare, trovare un protocollo, un modo per poter sradicare la violenza, in particolare la violenza sulle donne» ha spiegato Gino Cecchettin nel cortile dell'Università di Padova.

Il vescovo Domenico ha annunciato che il 18 maggio papa Francesco sarà a Verona per partecipare all’Arena di Pace, in seguito visiterà il carcere di Montorio e pranzerà con i detenuti. Concluderà la visita con la celebrazione dell’eucaristia nello stadio Bentegodi.

Per la bontà che abita nei cuori e per coloro che si dedicano alla causa del bene: A te la lode e la gloria, O Signore: Gloria in excelsis Deo


Signore Dio, Il tuo Soffio ci inondi di tenerezza e di misericordia. Fa che lottiamo perché l'umano vinca sul disumano. Aiutaci a prenderci cura delle donne e degli uomini che incontriamo sulla nostra strada perché rinasca ogni giorno un'umanità nuova. Amen

Ez 34, 11-12. 15-17 1 Cor 15, 20-26.28

Mt. 25, 31-46

31 Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli,

si siederà sul trono della sua gloria.

32 E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, 33 e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra.

34 Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra:

Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo.

35 Perché

io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare,

ho avuto sete e mi avete dato da bere;

ero forestiero e mi avete ospitato,

36 nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato,

carcerato e siete venuti a trovarmi.

37 Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? 38 Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? 39 E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti?

40 Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.

41 Poi dirà a quelli alla sua sinistra:

Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli.

42 Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare;

ho avuto sete e non mi avete dato da bere;

43 ero forestiero e non mi avete ospitato,

nudo e non mi avete vestito,

malato e in carcere e non mi avete visitato.

44 Anch’essi allora risponderanno:

Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito?

45 Ma egli risponderà:

In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l’avete fatto a me.

46 E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna”.

Questo discorso di Gesù è una parabola, vale a dire di una drammatizzazione. Attraverso questo scenario, Gesù vuole mettere in evidenza la verità fondamentale dell’essere discepoli suoi. Quindi, per giungere al cuore della verità, egli “mette in scena” un’istruttoria che ha come suo proprio scopo quello di appurare la verità delle cose, come del resto accade in tutti i dibattimenti processuali.

Ecco, la drammatizzazione parabolica trova qui, nell’ambito forense, il suo ambiente più adatto. Questo modo di dire, legato all’immagine di un processo con relativa sentenza di assoluzione o di condanna, è tipico della tradizione profetica a cui Gesù attinge. Quasi tutti i profeti, nel loro ministero, danno messaggi di esortazione, di minaccia o di salvezza attraverso lo schema narrativo del processo o della lite chiamato rîb.

Il processo ha quindi inizio secondo i canoni classici di ogni celebrazione giudiziaria: convocazione dei testimoni (tutte le genti) e proclamazione dello scopo del processo, vale a dire separare la verità dalla non verità (resa qui nell’espressione di “porre le pecore alla destra e i capri alla sinistra”). Dopo i preliminari, è la volta di coloro che sono parte in causa.

Da notare che nello scopo della celebrazione di questo processo, ovvero lo stabilire la verità delle cose, cioè il senso e le conseguenze dell’essere discepoli/e del Signore, si fa cenno all’atto del separare in termini non esclusivamente giudiziari ma pastorali, come, appunto, fa il pastore quando separa le pecore dai capri. Il riferimento è ad Ez. 34, 15-17. (prima lettura)

Sarò io a condurre al pascolo le mie pecore e a radunarle, oracolo di Dio, mio Signore. Quella che s’è perduta andrò a cercare, quella che s’è allontanata la farò tornare, quella che s’è fratturata la fascerò, quella ammalata la farò ristabilire; veglierò sulla grassa e sulla robusta! Le pascolerò come si deve. Quanto a voi mie pecore, così dice Dio, mio Signore: Badate! Giudicherò pecora e pecora, tra montoni e capre”.

La separazione che compie il pastore corrisponde ad un prendersi cura; quasi a sottrarre le pecore dalla cupidigia degli avidi pastori. Il giudizio quindi che sta per essere celebrato è un momento in cui ai poveri, agli oppressi viene resa giustizia. Da sempre, secondo la migliore tradizione profetica, Dio è direttamente coinvolto nella causa dei miseri.

Tutti gli elementi del racconto vanno a comporre una precisa composizione scenografica. Nella prima parte, cioè nell’esposizione dell’istruttoria, il discorso è solenne; è strutturato secondo lo stile del parallelismo antitetico, rappresentato dalle categorie di quelli che stanno alla destra e da quelli che stanno alla sinistra.

Tutto converge verso una duplice conclusione: lo avete fatto a me o non lo avete fatto a me. Da ciò ne deriva una duplice sentenza espressa nel chiasmo “E se ne andranno, questi, al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna”.

La drammatizzazione ha quindi fatto emergere il punto verso cui si scarica la tensione del racconto: lo avete fatto a me. Il resto, cioè la sentenza del “supplizio eterno o della vita eterna”, fa parte degli elementi drammaturgici la cui funzione è conferire pathos al racconto.

L’avete fatto a me o non l’avete fatto a me”. A me chi? Uno solo dei più piccoli. L’uno solo dei più piccoli è quindi il luogotenente del re ora seduto in veste di giudice.

Alla luce di ciò, il racconto che segue, ossia il racconto della passione e morte, contiene un’ironia sconcertante. In un baleno, il trono del re si trasforma in una mangiatoia e in una croce. L’una contiene l’altra perché entrambe sono dimora dei piccoli, degli schiacciati.

I piccoli sono lui! Il giudizio sulla verità delle cose è, secondo il Regno di Dio, prerogativa dei piccoli e degli impoveriti della terra, non le segreterie dei partiti o le riunioni dei G8 o G20 che dir si voglia.

Per vedere veramente come stanno le cose occorre entrare in contatto con coloro che qui sono rappresentati in sei categorie di persone ripetuti due volte (6+6=12) sono la totalità.

La totalità dei suoi in cui si identifica perché ha scelto di condividerne le sorti, sono lui! Lui è i piccoli, fino all’ultimo, fino ad uno solo dei più piccoli, degli schiacciati.

Evocando il testo che precede questo brano, la parabola dei talenti, possiamo dire che lui è anche il talento consegnatoci. Gesù Cristo, che nella lapidaria conclusione di questa parabola, “ogni volta che …lo avete fatto a me”, ci spiega con molto realismo cosa significhi trafficare il “talento”: farsi carico, come lui, e schierarsi dalla parte dei piccoli.

Infine, per non soffermarci erroneamente alla dimensione del giudizio lapidario che separa in modo netto i soggetti di due modi di agire differenti, occorre riconoscere che, se così fosse, il Giudice si troverebbe nei guai, perché nessuno di noi è completamente tra quelli che si trovano sulla sinistra del giudice o completamente tra quelli che si trovano alla destra. Tutti ci troviamo un po’ pecore e un po’ capri perché nel concreto dei nostri rapporti siamo sia ospitali, sia escludenti al tempo stesso. Perciò abbiamo bisogno di purificazione grazie all’azione di quel grande Pastore buono che si prende cura di ognuno. E dentro di noi fa emergere la bontà separandola dalla tendenza alla chiusura e all’egoismo.

Tutti siamo anche piccoli e poveri, bisognosi gli uni degli altri. Far fruttificare il talento significa aprirci alla condivisione dei nostri doni e delle nostre ferite come ha fatto il Signore.

Salmo 22

Il Signore è il mio pastore:

non manco di nulla.

Su pascoli erbosi mi fa riposare.

Ad acque tranquille mi conduce.

Rinfranca l’anima mia,

mi guida per il giusto cammino

a causa del suo nome.

Davanti a me tu prepari una mensa

sotto gli occhi dei miei nemici.

Ungi di olio il mio capo;

il mio calice trabocca.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne

tutti i giorni della mia vita,

abiterò ancora nella casa del Signore

per lunghi giorni.


Meditazione Domenica XXXIII A

 


Ricordiamo, o Signore, davanti a te

Sono numeri in aumento quelli che riguardano le vittime delle mine antiuomo secondo il report, presentato a Ginevra, dalla “Campagna Internazionale per il Bando delle Mine Antiuomo”. Le vittime sono state 4710 persone lo scorso anno, l’50% dei quali bambini. 

A Gaza le vite di un milione di bambini "appese a un filo. Più di 1,5 milioni di sfollati, tra cui 700 mila bambini, stanno lottando per accedere all'acqua potabile e vivono in condizioni igieniche terribili. I servizi sanitari per l'infanzia quasi al collasso.

Aumenta la povertà in Italia. 5 milioni 673 mila poveri assoluti nel Paese, il 30% stranieri. Si contano 2 milioni 187 mila famiglie in povertà̀ assoluta, a fronte dei 2 milioni 22 mila famiglie del 2021 (+165mila nuclei), concentrati soprattutto nel Mezzogiorno. Il lavoro non è più causa sufficiente di benessere. "Una persona su quattro che si rivolge alla Caritas ha un lavoro".

Il governo dello Stato brasiliano di Mato Grosso ha dichiarato l'emergenza ambientale per 60 giorni a causa delle alte temperature. L'obiettivo è cercare il sostegno del governo federale per rafforzare le azioni di lotta agli incendi boschivi che si sono verificati nel bioma del Pantanal, la più grande zona umida del mondo. I roghi sono stati oltre duemila in appena 13 giorni.

Sdegno e rabbia in Zimbabwe, dove il maggior partito di opposizione ha accusato il governo del presidente del rapimento e dell’uccisione di un suo attivista, il pastore Tapfumanei Masaya. Ad annunciare il ritrovamento del cadavere dell’uomo è stato il vice portavoce della Coalizione dei cittadini per il cambiamento.

Dal 1° gennaio 2022 al 30 settembre 2023 sono stati 18 gli Enti locali sciolti per mafia in tutto il territorio nazionale, ovvero una media di uno scioglimento al mese. Un dato inquietante che emerge dal dossier “La Linea della palma” preparato da Avviso Pubblico.

 Continua a prenderti cura di noi, o Signore: Kyrie eleison

Aiutaci a riconoscere e a coltivare i semi di speranza

Attraverso il metodo della nonviolenza sa costruire percorsi di dialogo, di tutela della dignità umana in vista del bene comune, agendo con tempestività e imparzialità”: per questo motivo, ieri, sabato 18 novembre, a Cuneo, Operazione Colomba – Corpo Nonviolento di Pace riceve il Premio internazionale Antonio Vassallo che intende “evidenziare la fecondità dell’operare per il bene comune come valore da anteporre alle differenze di vedute o generazionali”.

I market solidali di Progetto Arca: fare la spesa, con dignità. Con l’inaugurazione, appena avvenuta, di quello di Rozzano, nell’hinterland milanese, sono ormai otto i centri in Italia dove le persone che vivono ai margini potranno scegliere da protagonisti i prodotti e gli alimenti necessari al loro sostentamento.

Regno Unito. La Corte Suprema boccia il “piano Rwanda”. Il programma di trasferimento dei migranti in Africa, voluto dal governo di Londra, è stato dichiarato illegale. 

L’arcivescovo di Bologna, Card. Matteo Zuppi, ha introdotto in Campidoglio a Roma l’incontro “Non c’è pace senza perdono” per l’anniversario dell’enciclica di San Giovanni XXIII Pacem in Terris. “Abbiamo dimenticato questo testo e continuiamo a usare la guerra come metodo di risoluzione dei conflitti”, afferma il porporato, che chiede il cessate il fuoco a Gaza e assicura tutto l’impegno possibile per i bambini in Ucraina.

Cais do Valongo' (Molo di Valongo), a Rio de Janeiro, da dove si calcoli siano passati circa un milione di schiavi provenienti dall'Africa, sarà riaperto il prossimo 20 novembre, in occasione della Giornata della coscienza nera, celebrata ogni anno in Brasile.

Sud Sudan: l’ultimo addio a mons. Paride Taban. Si era prodigato per la pace tra i sudsudanesi, ed era stato mediatore tra le autorità governative dell’SPLA e David Yau Yau, leader dell’insurrezione dei murle conclusasi con un accordo di pace nel 2017. Ricordandolo, l’arcivescovo emerito di Khartoum Gabriel Zubeir ha invitato la nuova generazione di vescovi a seguire il cammino di pace e riconciliazione da lui tracciato

Per la bontà che abita nei cuori e per coloro che si dedicano alla causa del bene: A te la lode e la gloria, O Signore: Gloria in excelsis Deo

Ti ringraziamo, o Signore, per la fiducia che accordi a ciascuno nel consegnare te stesso e il tuo vangelo a noi, esseri umani segnati da non poche fragilità. Dona anche a noi di fidarci gli uni degli altri. Amen

Pr 31,10-13.19-20.30-31   1Ts 5,1-6 

  Mt 25,14-30

«Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.

Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.

Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro.

Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.

Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.

Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”.

Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».

***

Il brano è collocato a Gerusalemme, alla fine dell’attività pubblica di Gesù. Dopo questi discorsi, entrerà nel cammino di passione e morte. Possiamo quindi pensare che i messaggi assumano un significato di “testamento spirituale”: verso la fine, si comunicano le cose che più contano, ossia ciò che può rimanere come tesoro da custodire anche per il dopo.


Osservando poi alcune sottolineature del testo; l’evangelista ama rimarcare il tempo di un’attesa durante la quale la comunità dei discepoli e discepole non deve abbandonarsi all'affievolimento. Il padrone infatti partì e dopo molto tempo fece ritorno. In questa fase i temi che riguardano la fine vengono, poco alla volta, ad assumere il valore delle cose importanti. Ogni momento è in questa fase tra il già consegnato e il non ancora. per ognuno c’è la consegna di una promessa che, se accolta e vissuta, realizza in ogni momento il ritorno del Signore.

Entrando poi in un contatto più immediato col testo, occorre renderci conto che Gesù si esprime col linguaggio della parabola. È una drammatizzazione tale che, oltre ad attirare l’attenzione, tende a rendere partecipe chi ascolta di una decisione che deve assumere in sé stesso. La parabola dunque, man mano che sviluppa il racconto, convergere verso un centro, verso un unico messaggio. Una volta colto il cuore del messaggio, tutti gli altri elementi che compongono il racconto passano in secondo piano quasi a scomparire perché, dal punto di vista dell’esito narrativo, sono divenuti ormai ininfluenti. Dobbiamo quindi, per prima cosa, non identificare immediatamente il ritorno di quel signore di cui si parla nella parabola con il Signore del giudizio finale nell’atto di premiare o castigare in base alle buone o cattive azioni compiute. Ciò fa parte più della nostra immaginazione che del messaggio biblico.

Questa premessa sul linguaggio parabolico ha lo scopo di metterci in guardia di fronte ad una lettura fuorviante di sapore meritocratico che generalmente si concentra sul verbo trafficare per lodare l’iniziativa imprenditoriale. Una simile lettura capitalistica e moralistica viene continuamente, ed erroneamente, applicata in molti settori della vita: nell’ambito lavorativo – professionale, in quello educativo scolastico ed anche nella vita spirituale.

Stando al testo, viene subito precisato che i talenti non si confondono con le capacità. Tant’è che essi vengono distribuiti dal padrone in base alle capacità. Quindi i talenti distribuiti sono altra cosa dalle cosiddette capacità. Nel nostro linguaggio invece confondiamo le due cose fino a definire una persona “di talento” se questa possiede delle capacità particolari nel campo artistico o in quello scientifico.

L’altra cosa che va dunque precisata è che comunque anche il solo talento corrisponde ad una somma elevatissima, ventisei chilogrammi d’oro. In ogni caso, nell’affidare i suoi beni, il padrone è sostenuto da una fiducia estrema nei confronti dei destinatari.

Il cuore poi della narrazione, incentrato sul tema del ritorno, mette in sequenza la resa dei conti, uno dopo l’altro a cominciare da colui che ha ricevuto il maggior numero di talenti fino a quello che ne ha ricevuti di meno. Il punto di convergenza quindi è l’ultimo servo.

Ecco il punto focale: PER PAURA HO NASCOSTO IL TUO TALENTO (si noti che il comportamento del servo che nasconde il bene del padrone per custodirlo meglio è raccomandato dalle migliori scuole rabbiniche).

Il talento è Gesù stesso, e Gesù è l’amore, il suo messaggio, la vita nuova che è venuto a portare nella comunità e nel mondo, come si può essere ancora dominati dalla paura?

Gesù ci chiede di scegliere tra fiducia e paura. Ci sono tanti modi di nascondere il talento Gesù. Possiamo chiuderlo dentro i forzieri di una dottrina controllata dai dogmi, possiamo annacquare la paradossalità del vangelo con l’equilibrismo clericale; Gesù viene nascosto dalle formule liturgiche; il talento Gesù è nascosto e sotterrato quando le chiese sostengono di averne il monopolio esclusivo; viene nascosto quando la religione fa rima con potere e non con com-passione…

Sappiamo bene che la religiosità della paura può avere delle evoluzioni molto raffinate, persistenti, solidamente istituzionalizzate.


Alla fin fine, la drammatizzazione vuole condannare nell’atteggiamento dominato dalla paura l’impostazione di un rapporto sbagliato che non ha fatto sua la nuova condizione dei figli. I discepoli che non vivono più nella paura si sentono di casa e perciò gli interessi del padrone sono i loro stessi interessi; agiscono con libertà e creatività perché sanno che il Signore ha loro accordato una fiducia immensa e pertanto. Ha consegnato loro sé stesso. Non vi è alcuna ragione da temere.

Le parole poi del servo, invece, “so che sei uomo duro…che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso” richiamano un testo importante di Es. 5, 6-11

6 In quel giorno il faraone diede questi ordini ai sorveglianti del popolo e ai suoi scribi: “7 Non darete più la paglia al popolo per fabbricare i mattoni come facevate prima. Si procureranno da sé la paglia. 8 Però voi dovete esigere il numero di mattoni che facevano prima, senza ridurlo. Perché sono fannulloni; per questo protestano: Vogliamo partire, dobbiamo sacrificare al nostro Dio! 9 Pesi dunque il lavoro su questi uomini e vi si trovino impegnati; non diano retta a parole false!”.

10 I sorveglianti del popolo e gli scribi uscirono e parlarono al popolo: “Ha ordinato il faraone: Io non vi dò più paglia. 11 Voi stessi andate a procurarvela dove ne troverete, ma non diminuisca il vostro lavoro”.

Il problema di fondo quindi che ogni credente deve chiarire, non è quello di essere più bravo, più impegnato, laborioso ecc., ma di chiarire in se stesso se il suo rapporto con il Signore è un rapporto da schiavo, come con un Faraone, oppure da figlio amico, cioè di amore fiducioso e di condivisione.

Salmo 127

Beato chi teme il Signore

e cammina nelle sue vie.

Della fatica delle tue mani ti nutrirai,

sarai felice e avrai ogni bene.

La tua sposa come vite feconda

nell’intimità della tua casa;

i tuoi figli come virgulti d’ulivo

intorno alla tua mensa.

Ecco com’è benedetto

l’uomo che teme il Signore.

Ti benedica il Signore da Sion.

Possa tu vedere il bene di Gerusalemme

tutti i giorni della tua vita!


Meditazione Domenica XXXIIa A

 


Ricordiamo, o Signore, davanti a te

L’uragano Otis ha messo in ginocchio la costa sud dello Stato messicano di Guerrero: 48 vittime accertate e 580 mila persone colpite. In molte zone continuano a mancare luce, acqua potabile, cibo, carburante. Si aggiungono una quantità incalcolabile di spazzatura e i saccheggi.

Medici Senza Frontiere: a Gaza gli ospedali sono al collasso. Nella Striscia mancano personale sanitario e rifornimenti medici. “È necessario un cessate il fuoco immediato, solo così potremo fare entrare aiuti e personale”.

Camerun, ucciso in strada un religioso infermiere direttore di una struttura sanitaria dedita alla cura di madri e bambini.

Libano. Il timore di un’estensione del conflitto in corso a Gaza al Paese dei cedri, sta spingendo migliaia di persone ad abbandonare le zone di confine con Israele. Il Libano, sofferente per la grave crisi economica, non reggerebbe il contraccolpo di una nuova guerra.

Panama, 60 arresti in proteste contro una concessione mineraria. I manifestanti chiedono la revoca del contratto con cui il governo ha prorogato la concessione per 20 anni (rinnovabili) di una miniera di rame a cielo aperto. La miniera, secondo i dimostranti, si troverebbe in una zona considerata un santuario ambientale.

Tre lavoratori del settore abbigliamento in Bangladesh, che fornisce molti dei marchi più diffusi in Occidente, sono stati uccisi in violenti scontri seguiti alla decisione del governo di non riconoscere gli aumenti di salario richiesti.

È morto il detenuto che si è impiccato nel carcere di Montorio. L'uomo è spirato in ospedale nel primo pomeriggio di giovedì. Non è bastato dunque a salvargli la vita il tempestivo intervento degli agenti di polizia penitenziaria e del personale medico.

Centri in Albania: “L’accordo compromette il diritto d’asilo sancito all'articolo 10 della nostra Costituzione. Preoccupazione e sconcerto per il protocollo tra Italia e Albania in tema di “rafforzamento della collaborazione in materia migratoria”, per il trasferimento coatto delle persone giunte in Italia dalla rotta del Mediterraneo centrale. 

 Continua a prenderti cura di noi, o Signore: Kyrie eleison

Aiutaci a riconoscere e a coltivare i semi di speranza

I lavoratori portuali di Genova, Barcellona e Sidney si rifiutano di caricare le navi con le armi per Israele.

Abu Dhabi, i leader religiosi chiedono un'azione urgente sul cambiamento climatico. Negli Emirati Arabi rappresentanti delle diverse fedi, tra cui il cardinale Parolin, firmano un appello che sollecita i leader politici che saranno presenti alla COP28 di Dubai a intraprendere azioni significative per rispondere alla crisi del clima.

Due interventi in una notte, Emergency salva 118 naufraghi. Sono partiti dalla Libia, sbarcheranno a Brindisi. «Tutte e due le imbarcazioni soccorse avrebbero potuto capovolgersi da un momento all’altro e nessuno aveva giubbotti di salvataggio. Con questa 14esima missione in un anno sono 1.198 le vite salvate in mare da Emergency.

La scuola per le ragazze emarginate: è Sister Zeph la prof migliore del mondo. Il Global Teacher Prize alla insegnante pachistana che da adolescente ha aperto una classe per le giovani povere del suo villaggio, e ora ha una fondazione per l'educazione femminile.

Al via gli sportelli per i diritti dei detenuti nelle carceri del Lazio. "Obiettivo di questi sportelli è garantire alle persone detenute di poter accedere nei tempi più rapidi possibili al Garante regionale, per chiedere informazioni, esprimere doglianze o presentare reclami”.

La rete "Verona per la Palestina" ha organizzato ieri 11 novembre un corteo a supporto del popolo palestinese e della sua resistenza chiedendo al governo Italiano e all’Unione Europea di schierarsi apertamente dalla parte del cessate il fuoco, come invocato anche da Amnesty International e dall’ONU e che come comunità internazionale si cooperi in modo più incisivo per la tutela della popolazione civile all’interno della Striscia di Gaza e dei territori palestinesi attualmente occupati illegalmente dall’esercito sionista.

Per la bontà che abita nei cuori e per coloro che si dedicano alla causa del bene: A te la lode e la gloria, O Signore: Gloria in excelsis Deo

Dona il tuo Spirito, Signore, perché le lampade dell'amore non si spengano. Donaci di sapere e sperare che tu ritorni oltre ogni notte. Fa che in ogni credente l'olio della fede abbondi per essere di aiuto gli uni agli altri. Amen

Sap 6, 12-16 1Ts 4, 13-18

Mt 25, 1-13

Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo. 2 Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; 3 le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio; 4 le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell’olio in piccoli vasi. 5 Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono. 6 A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro! 7 Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. 8 E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono. 9 Ma le sagge risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene. 10 Ora, mentre quelle andavano per comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. 11 Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici! 12 Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco. 13 Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora.

***

Occorre cogliere nella parabola la tensione che essa contiene senza cercare di decifrare i singoli elementi in chiave allegorica.

È un discorso che parla del ritorno finale del Signore, in realtà, più che sulla fine, bisognerebbe intuire la tensione che ci parla del fine, ovvero del senso ultimo di ciò che si vive e si porta avanti nell’esperienza concreta.

Gesù parla in modo da educare a prendere le distanze da una particolare situazione, non per evadere in un modo di sogni, ma per metterla maggiormente a fuoco in ciò che è decisivo, come vedere un panorama dall’alto in modo da collocare quel momento, quella particolare circostanza, quell’ambiente nelle loro giuste dimensioni ed obiettivi. Il panorama è questo: Dio nella vita dell’umanità. Presenza capace di orientare la storia personale e dell’umanità verso un compimento, una pienezza di verità, di giustizia, di riconciliazione e di amore.

Se questo è il fine, qual è il rapporto tra ciò che dobbiamo affrontare tutti i giorni e ciò che attendiamo come esito conclusivo? Esistono delle priorità che non dobbiamo assolutamente perdere di vista?

Forse nella Chiesa delle origini dopo i primi momenti di adesione entusiasta al Vangelo, c’era chi s’attendeva qualcosa di eccezionale, un ritorno imminente e trionfale del Signore. Visto poi che il tempo scorreva senza che accadesse nulla, in più di qualcuno si faceva strada un certo appiattimento della fede, una mancanza di slancio interiore, uno stato di assopimento. Altri capivano le cose nel modo più corretto, ossia senza fanatismi e comprendevano molto bene che il Vangelo non è un giochino. Per costoro la fedeltà significava perseverare anche a fronte di assenza di eventi eclatanti. Per costoro era importante vivere nella fiducia che il Signore non li avrebbe abbandonati anche se dovevano attraversare delle prove più o meno dure.

Quando le cose stanno in questi termini, occorre recuperare la “riserva” dell’olio, vale a dire delle motivazioni che hanno portato ad aderire. Senza motivazioni non possono andare avanti. Non possono vedere senza olio che alimenta la lampada.

È un testo che scuote e mette in piedi anche noi se casomai il nostro stoppino stesse per spegnersi!

La scena si svolge nella notte perché nella prassi del tempo lo sposo andava a prendere la sposa di sera per portarla a case dei suoi e quindi fare la festa il giorno successivo, ma in questo modo il discorso viene anche a sottolineare il sopraggiungere dell’oscurità nella fede.

Le cinque ragazze cosiddette sagge, saranno sì sagge, ma certamente non generose. Questo non voler condividere l’olio che hanno con le altre le rende piuttosto antipatiche. Perché Gesù nella parabola le presenta in termini positivi? L’aria di sufficienza che rivelano non contrasta con altri punti del Vangelo? Soprattutto se consideriamo che trovare un punto vendita aperto di notte è pressoché impossibile.

Infine, lo sposo che non vuole aprire nemmeno quando giungono seppure in ritardo, non rivela una durezza eccessiva?

Sono questi gli elementi che volutamente vengono esposti da Gesù per caricare tutto il racconto di particolare tensione.

La scena si apre con un parallelismo simmetrico: cinque e cinque.

Il cuore della drammatizzazione inizia quando, dopo averlo atteso, lo sposo tardava a venire. Come non vedere un richiamo alla tensione della Chiesa di cui abbiamo già fatto cenno. Ad un certo punto il ritardo genera frustrazione, stanchezza, dubbio, affievolimento della volontà, perdita di entusiasmo, stizza…

L’assopirsi ed il dormire sono due verbi che nella successione stanno ad indicare una progressiva perdita di consapevolezza e di coscienza. La perdita di consapevolezza poi significa nel concreto la perdita di motivazioni interiori per cui si sta lottando, credendo e dedicando le energie.

Assopimento e sonno non sono l’abbandono della strada intrapresa ma il rimanere in essa senza slancio, senza fuoco, senza passione, senza olio. Senza carburante. È il rimanere fissi nelle pratiche senza entrare in contatto con la forza e l’amore che il Signore ci vuole comunicare. È la negligenza del pensare. È come pretendere di andare lontano quando ormai la lampada spia segna che siamo in riserva già da un bel po’. Per dare risalto a questa decisività che Mt. non esita ad usare il paradosso della porta chiusa della sala del banchetto. In realtà non avveniva mai che le porte dei banchetti di nozze venissero chiuse. Qui invece sì, perché nella relazione con Dio non si può non scegliere.

Se il cuore di tutto consiste nel non abbassare la guardia nel portare avanti la propria relazione con Dio, comprendiamo allora perché le ragazze cosiddette sagge non condividono l’olio con le amiche. Nessuno può sostituirsi ad un altro nello scommettere sul Vangelo.


È interessante che, a proposito delle “ragazze sagge” il testo originale non usi questo aggettivo ma parla di “vergini prudenti”.

La prudenza evangelica non ha nulla a che vedere con il continuismo ripetitivo di chi non vuole rischiare. Ha a che fare invece con il discernimento di chi vede in profondità e vede lontano; con lo spirito profetico di chi appunto non perde di vista ciò che nella vita è decisivo.

Gli antichi raffiguravano la virtù della prudenza con tre occhi. La saggezza della prudenza consiste nel guardare la realtà delle cose in un certo modo:

Sguardo di memoria - sguardo circoscritto sulla concreta situazione del presente – sguardo lungimirante che riesce ad intravedere dove vanno a parare le cose al di là delle contraffazioni o manipolazioni del momento. Il richiamo allora alla vigilanza – vegliate – è in continuità con le ragazze che hanno con sé la riserva d’olio.

Vigilanza è il contrario

Dell’appiattimento di chi pone tutto sullo stesso piano senza ordine di priorità

Della negligenza di chi abbandona lo spirito di ricerca

Del lasciarsi ubriacare dalle apparenze

Del consegnare il cuore alle cose e agli idoli del momento solo perché promettono un po’ di successo e sicurezza

Dell’assopimento di senso etico

Del l’agire e vivere senza perché

Con questa parola che ci scuote il Signore ci vuole vivi; vivi dentro. È talmente forte il suo amore per noi e alta la considerazione per la nostra dignità che non ci vuole degli “esseri spenti” …

A margine però di queste considerazioni possiamo pensare che forse l’errore principale delle “giovani stolte” non è stato la mancanza di approvvigionamento, ma il loro non andare ugualmente incontro allo sposo. Con poco o con tanto olio, con una fede viva o con molte perplessità, se comunque cerchiamo di mantenerci in movimento, la porta non viene chiusa in faccia a nessuno.

Salmo 62

O Dio, tu sei il mio Dio,
dall’aurora io ti cerco,
ha sete di te l’anima mia,
desidera te la mia carne
in terra arida, assetata, senz’acqua.

Così nel santuario ti ho contemplato,
guardando la tua potenza e la tua gloria.
Poiché il tuo amore vale più della vita,
le mie labbra canteranno la tua lode.

Così ti benedirò per tutta la vita:
nel tuo nome alzerò le mie mani.
Come saziato dai cibi migliori,
con labbra gioiose ti loderà la mia bocca.


Meditazione domenica XXXa A e preghiera per la pace di Papa Francesco

 



Ricordiamo, o Signore, davanti a te

La guerra fra Israele e Hamas è giunta al 21esimo giorno. Al momento la conta dei morti palestinesi è di 7.770, con più di 19 mila feriti. I numeri israeliani: 1.400 morti e oltre 220 persone in ostaggio.

Notte di battaglia e di fuoco sulla Striscia di Gaza, con un massiccio attacco aereo e via terra dell’esercito israeliano contro Hamas. Una delle notti peggiori da inizio conflitto, hanno sottolineato gli abitanti di Gaza City, mentre Hamas ha sottolineato di non voler più sedersi al tavolo dei negoziati per la pace dopo l’ultimo raid.

Intanto l’Assemblea Generale dell’Onu ha approvato la bozza della risoluzione presentata dalla Giordania, a nome dei Paesi arabi, per una tregua umanitaria. L‘Italia si è astenuta perché mancava la condanna ad Hamas.

Israele resta a Gaza con tank e soldati e sta "estendendo ulteriormente le operazioni" di terra: a 24 ore dall'ingresso nella Striscia, le truppe sono attestate nel nord dell'enclave palestinese. Il premier Benyamin Netanyahu ha ribadito i due obiettivi dell'operazione: "Demolire Hamas e riportare indietro gli ostaggi". Il capo della fazione palestinese a Gaza Yahyia Sinwar, ha annunciato di essere "pronto ad un accordo immediato per uno scambio dei prigionieri": tutti gli ostaggi israeliani per i detenuti palestinesi nelle carceri israeliane. Nei bombardamenti sono stati uccisi due leader di Hamas.

 Continua a prenderti cura di noi, o Signore: Kyrie eleison

Aiutaci a riconoscere e a coltivare i semi di speranza

In un video ragazzini e ragazzi della Parrocchia della Sacra Famiglia recitano il Padre Nostro e l’Ave Maria perché finisca la guerra. Si metta fine alla guerra: è l’invocazione che si alza da Gaza, dalla Parrocchia della Sacra Famiglia, dove si continua a pregare per la pace nonostante i bombardamenti pesantissimi, e dove si accolgono decine e decine di persone. “Grazie a Dio stanno tutti bene”.

Nella giornata che Francesco invita a dedicare all'invocazione della riconciliazione in Medio Oriente, ricordiamo le circostanze in cui il Successore di Pietro ha mobilitato spiritualmente cattolici e non per chiedere il dono della fraternità. Dalla Siria al Sud Sudan e Congo, dal Libano all'Afghanistan, il richiamo del Pontefice è a dire no alla violenza, "sconfitta per l'umanità"

Incoraggiato da quello che sembrava essere un crescente consenso sulla necessità di almeno una pausa umanitaria in Medio Oriente, sono rimasto invece sorpreso da un'escalation di bombardamenti senza precedenti, che minano gli obiettivi umanitari". E' il tweet del segretario generale Onu Antonio Guterres. "Ribadisco il mio appello per un immediato cessate il fuoco umanitario, insieme al rilascio incondizionato degli ostaggi e alla consegna di aiuti di livello corrispondente ai drammatici bisogni della popolazione di Gaza, dove una catastrofe umanitaria si sta consumando davanti ai nostri occhi", aggiunge Guterres.

Per la bontà che abita nei cuori e per coloro che si dedicano alla causa del bene: A te la lode e la gloria, O Signore: Gloria in excelsis Deo




Dio, Padre di misericordia, donaci lo Spirito dell'amore, lo Spirito del tuo Figlio. Rendici perfetti nella fede e nell'amore. Donaci occhi per vedere le necessità e le sofferenze dei fratelli e delle sorelle. Infondi in noi la luce della tua parola per confortare gli affaticati e gli oppressi: fa' che ci impegniamo lealmente al servizio dei poveri e dei sofferenti. La tua chiesa sia testimonianza viva di verità e libertà, di giustizia e di pace, perché tutti si aprano alla speranza di un mondo nuovo. Amen

Dio, Padre di misericordia, donaci lo Spirito dell'amore, lo Spirito del tuo Figlio. Rendici perfetti nella fede e nell'amore. Donaci occhi per vedere le necessità e le sofferenze dei fratelli e delle sorelle. Infondi in noi la luce della tua parola per confortare gli affaticati e gli oppressi: fa' che ci impegniamo lealmente al servizio dei poveri e dei sofferenti. La tua chiesa sia testimonianza viva di verità e libertà, di giustizia e di pace, perché tutti si aprano alla speranza di un mondo nuovo. Amen


1Ts 1, 5-10 Es. 22. 20 -26

Mt. 22, 34-40


In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».
Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

***

Il contesto della lettura tratta dal libro dell’Esodo è di tipo legislativo. Si tratta di normative che regolano i rapporti tra persone in materia di custodia o noleggi di animali o cose e prestiti di denaro o di cose.

Nel primo caso, quello relativo alla custodia o noleggio, la normativa cerca di stabilire la responsabilità che scatta nel momento in cui uno accetta cose o animali di altri all'interno della sua proprietà. Forse la Bibbia in questi casi non si discosta molto dal diritto dell'epoca presente nelle culture del Medio e Vicino Oriente. Tuttavia, la filosofia di questi ordinamenti consiste nel fatto che il povero deve essere aiutato e che nel momento della sua difficoltà nessuno può approfittarne come un'occasione da sfruttare a proprio vantaggio. Per la Bibbia, al di là di linguaggi da codice penale che potrebbe suonare alle nostre orecchie come truculento, il diritto è considerato come uno strumento posto al servizio dei più deboli.

I versetti della nostra lettura entrano dentro questo criterio normativo di proprietà consegnata perché sia custodita. Tale criterio viene applicato a ciò che appartiene esclusivamente a Jhwh: lo straniero, la vedova, l'orfano e il povero. Si tratta delle categorie che, in assoluto, sono meno tutelate. Allora, Dio, che li considera sua proprietà li consegna al suo popolo perché se ne assuma la responsabilità di prendersene cura. Se qualcuno li sfrutta, li offende e li disprezza è come se mettesse le mani sulle cose più care che appartengono a Dio.

Le narrazioni di questi capitoli del Vangelo di Mt. avvengono all'interno di forme di dibattito, a domanda risposta, che alla fine pone Gesù, la sua azione e il suo pensiero su un versante differente da quello dei suoi interlocutori, capi e rappresentanti della società e della religione ufficiale. Sistematicamente, prima di porre domande tranello a Gesù, si riuniscono per concertare una sempre nuova insidia. Per lo più il dibattito ha come argomenti questioni inerenti la legge o atteggiamenti etico-religiosi. Sembra quasi di assistere ad una controversia tra scuole diverse, solamente, che dalla parte di Gesù non c'è un gruppo ma è solo.

Da parte degli avversari di Gesù, le domande hanno uno scopo preciso: trarlo in inganno, vedere se si espone con qualche punto di debolezza così da farlo soccombere. Di questo loro atteggiamento Gesù ne è consapevole.

Egli potrebbe ripagare pertanto con la stessa moneta i suoi infingardi interlocutori. Potrebbe opporre il silenzio alle loro domande. Potrebbe svergognarli o trattarli in malo modo, con durezza. In fondo non meritano rispetto dal momento che la loro intima intenzione è tutt'altro che rispettosa.

Eppure Gesù mantiene un livello di risposta alto. Accetta la sfida della polemica per offrire anche ai suoi avversari la possibilità di aderire ad una parola di liberazione. In fin dei conti, mentre essi stanno tramando contro di lui, egli li onora con rispetto. Li sta amando! In rapporto al contenuto della risposta alla loro domanda sul precetto più grande, credo importante tenere conto del contesto che ci offre Matteo. In precedenza, Gesù era stato interrogato sulla questione delle tasse. Sulla moneta, l'immagine di Cesare offrì a Gesù l'occasione della risposta: "Date a Cesare quello che è di Cesaree a Dio quello che è di Dio". Ora ciò che è di Cesare era più che chiaro, ma a Dio cosa va dato? Qual'è l'immgine di dio da restituirgli? L'essere umano è la sua immagine, il valore cui egli tiene di più. Le parole di Gesù circa l'amore per gli altri sono l'esemplificazione concreta di ciò che va dato a Dio. Per Gesù l'esperienza di Dio non è un'astrazione, una dottrina, ma è questione di amore! Riflettere su Dio e sulla fede partendo dall'esperienza di coinvolgimento nell'amore è tutt'altra cosa che partire dalle astrazioni.

Il resto, ovvero la sua risposta, non è che sia del tutto originale. Da tempo si contrastavano tra i rabbini due scuole di pensiero: una rigorista, quella di El Shammai che prevedeva sempre una regola dettagliata e precisa per ogni circostanza della vita e quella più liberale di Hillel il quale, come Gesù, andava diritto all'essenziale: amore di Dio e amore del prossimo.

Occorre inoltre chiarire la qualità dell'amore di cui Gesù parla. Non è qualcosa che abbia a che vedere con un atteggiamento sentimentale emotivo. Quasi un movimento simpatia con un ritorno gratificante. L'amore di cui parla è invece una realtà totalmente coinvolgente la persona nella pienezza delle sue facoltà: cuore ( capacità ci compiere delle scelte secondo coscienza) – anima( la vita in sé) – mente( le convinzioni che uno ha acquisito nel corso dell’esperienza). Per certi versi Gesù ci ritiene capaci di diventare pienamente umani, cioè amare oltre noi stessi. Gesù ha una fiducia sconfinata in noi: tutta l'anima, tutte le forze, tutta la mente. naturale che ognuna di queste parti, che comunque appartengono al tutto, è segnata da limiti e contraddizioni. Eppure si può amare. Si può voler bene all'altro. È nella persona, in me ed in te che avviene la sintesi della verità Dio amato ed il prossimo amato.

Coinvolgendo tutte le facoltà nelle relazioni concrete con gli altri, colui che ama oltre se stesso nutre le relazioni di nuova qualità. Allo stesso modo colui che non ama comprometendosi con le sue facoltà, ma preferisce tutelare se stesso, ponendosi così al centro di tutto, intossica le relazioni. Chi vuole bene dona e chi dona riceve ciò che dona. Chi non ama non dona, non dona perché vuole possedere ma alla fine è posseduto da ciò che non dona. In lui Dio è veramente assente.

Tuttavia, in un primo momento Gesù sembra suggerire una riserva di egoismo: “amerai il prossimo tuo come te stesso”. Più che una forma di egoismo, questo amore per se stesso mi sembra riflettere una profonda esperienza di Dio. Chi ha incontrato Dio attraverso il Vangelo, attraverso Gesù, ha sicuramente fatto l’esperienza di sentirsi accolto per quello che è. Nel Dio di Gesù può finalmente riconoscersi il diritto di essere esattamente quello che è e questa è la base per vedere Dio e gli altri in modo positivo libero e liberante. Se questo avviene nel profondo di noi, la compassione diventa contagiosa.

Levinas traduce la cosiddetta regola d’oro nella seguente forma: Ama il prossimo tuo: è te stesso.

Salmo 17

Ti amo, Signore, mia forza,
Signore, mia roccia,
mia fortezza, mio liberatore.

Mio Dio, mia rupe, in cui mi rifugio;
mio scudo, mia potente salvezza e mio baluardo.
Invoco il Signore, degno di lode,
e sarò salvato dai miei nemici.

Viva il Signore e benedetta la mia roccia,
sia esaltato il Dio della mia salvezza.
Egli concede al suo re grandi vittorie,
si mostra fedele al suo consacrato.


Maria, guarda a noi! Siamo qui davanti a te. Tu sei Madre, conosci le nostre fatiche e le nostre ferite. Tu, Regina della pace, soffri con noi e per noi, vedendo tanti tuoi figli provati dai conflitti, angosciati dalle guerre che dilaniano il mondo.

È un’ora buia. Questa è un’ora buia, Madre. E in questa ora buia ci immergiamo nei tuoi occhi luminosi e ci affidiamo al tuo cuore, sensibile ai nostri problemi. Esso non è stato esente da inquietudini e paure: quanta apprensione quando non c’era posto per Gesù nell’alloggio, quanto timore quando di corsa siete fuggiti in Egitto perché Erode voleva ucciderlo, quant’angoscia quando l’avete smarrito nel tempio! Ma, Madre, tu nelle prove sei stata coraggiosa, sei stata audace: hai confidato in Dio e hai risposto all’apprensione con la cura, al timore con l’amore, all’angoscia con l’offerta. Madre, non ti sei tirata indietro, ma nei momenti decisivi hai preso l’iniziativa: in fretta sei andata da Elisabetta, alle nozze di Cana hai ottenuto da Gesù il primo miracolo, nel Cenacolo hai tenuto i discepoli uniti. E quando sul Calvario una spada ti ha trapassato l’anima, tu, Madre, donna umile, donna forte, hai tessuto di speranza pasquale la notte del dolore.

Ora, Madre, prendi ancora una volta l’iniziativa; prendila per noi, in questi tempi lacerati dai conflitti e devastati dalle armi. Volgi il tuo sguardo di misericordia sulla famiglia umana, che ha smarrito la via della pace, che ha preferito Caino ad Abele e, perdendo il senso della fraternità, non ritrova l’atmosfera di casa. Intercedi per il nostro mondo in pericolo e in subbuglio. Insegnaci ad accogliere e a curare la vita – ogni vita umana! – e a ripudiare la follia della guerra, che semina morte e cancella il futuro.

Maria, tante volte tu sei venuta incontro, chiedendo preghiera e penitenza. Noi, però, presi dai nostri bisogni e distratti da tanti interessi mondani, siamo stati sordi ai tuoi inviti. Ma tu, che ci ami, non ti stanchi di noi, Madre. Prendici per mano. Prendici per mano e guidaci alla conversione, fa’ che rimettiamo Dio al primo posto. Aiutaci a custodire l’unità nella Chiesa e ad essere artigiani di comunione nel mondo. Richiamaci all’importanza del nostro ruolo, facci sentire responsabili per la pace, chiamati a pregare e ad adorare, a intercedere e a riparare per l’intero genere umano.

Madre, da soli non ce la facciamo, senza il tuo Figlio non possiamo fare nulla. Ma tu ci riporti a Gesù, che è la nostra pace. Perciò, Madre di Dio e nostra, noi veniamo a te, cerchiamo rifugio nel tuo Cuore immacolato. Invochiamo misericordia, Madre di misericordia; pace, Regina della pace! Scuoti l’animo di chi è intrappolato dall’odio, converti chi alimenta e fomenta conflitti. Asciuga le lacrime dei bambini – in quest’ora piangono tanto! –, assisti chi è solo e anziano, sostieni i feriti e gli ammalati, proteggi chi ha dovuto lasciare la propria terra e gli affetti più cari, consola gli sfiduciati, ridesta la speranza.

Ti affidiamo e consacriamo le nostre vite, ogni fibra del nostro essere, quello che abbiamo e siamo, per sempre. Ti consacriamo la Chiesa perché, testimoniando al mondo l’amore di Gesù, sia segno di concordia, sia strumento di pace. Ti consacriamo il nostro mondo, specialmente ti consacriamo i Paesi e le regioni in guerra.

Il popolo fedele ti chiama aurora della salvezza: Madre, apri spiragli di luce nella notte dei conflitti. Tu, dimora dello Spirito Santo, ispira vie di pace ai responsabili delle nazioni. Tu, Signora di tutti i popoli, riconcilia i tuoi figli, sedotti dal male, accecati dal potere e dall’odio. Tu, che a ciascuno sei vicina, accorcia le nostre distanze. Tu, che di tutti hai compassione, insegnaci a prenderci cura degli altri. Tu, che riveli la tenerezza del Signore, rendici testimoni della sua consolazione. Madre, Tu, Regina della pace, riversa nei cuori l’armonia di Dio. Amen.

Preghiera di Papa Francesco, in San Pietro a Roma, durante la veglia di venerdì 27 ottobre per la pace

Meditazione Domenica XXIXa A

 

Ricordiamo, o Signore, davanti a te

L'Al-Ahli Arabi Baptist Hospital, al centro di Gaza City, dove si erano rifugiate molte famiglie, è stato centrato da un razzo che ha causato il ferimento soprattutto di donne e bambini.  Anche una scuola usata come rifugio è stata bombardata, sei i morti in questo attacco.

Attacco a Bruxelles: un tunisino radicalizzato ha ucciso due persone e ferito una terza a colpi di Kalashnikov. La polizia belga uccide in uno scontro a fuoco il sospetto autore dell'attentato, Abdesalem Lassoued.

È salito a 59 il numero delle città in emergenza a causa della peggiore siccità degli ultimi 50 anni che ha colpito la regione, dove il livello del Rio Negro, a Manaus, continua a scendere, pregiudicando il trasporto di persone, medicinali e materie prime.

Anche in Messico il problema della siccità si sta aggravando: il fenomeno riguarda ormai oltre la metà del territorio del Paese e colpisce soprattutto i prodotti agricoli alla base della dieta nazionale, il mais e i fagioli, col rischio di una crisi alimentare.

Campanello d'allarme per l'inquinamento a Mumbai. La principale causa della situazione è identificata nella scarsità dei venti e nel rallentamento dei loro cicli abituali oltre al cemento usato nelle decine di migliaia di cantieri, la polvere delle strade, la combustione a cielo aperto dei rifiuti solidi e della spazzatura.

Etiopia: abusi e sfruttamento nel lavoro domestico. Sono per lo più giovani donne con un basso livello di istruzione o minorenni. Lavorano in condizione di semi-schiavitù, anche per 18 ore al giorno, 7 giorni su 7, con paghe da fame. Uno sfruttamento che comporta anche abusi e violenze di ogni tipo.

All’una della notte del 17 ottobre, un commando ha assalito il monastero benedettino nella Nigeria centro settentrionale. I banditi hanno prelevato un novizio e due postulanti.

Il land grabbing delle multinazionali per coltivazioni o estrazioni in 20 anni ha sottratto oltre un milione di km quadri a contadini e indigeni, inquinando e deforestando. Solo lo scorso anno sono stati oltre 260 mila i chilometri quadrati di territorio acquistati nei paesi del Sud del mondo da multinazionali. Praticamente una superficie grande quasi come quella dell’Italia

 Continua a prenderti cura di noi, o Signore: Kyrie eleison

Aiutaci a riconoscere e a coltivare i semi di speranza

Si moltiplicano in questi giorni le iniziative in Italia e nel mondo di preghiera per la pace in Medio Oriente.

Papa Francesco ha invitato per venerdì 27 ottobre i credenti di ogni religione a un giorno di digiuno e penitenza. Le ragioni sono il timore per quanto sta avvenendo in Terra Santa e negli altri focolai di guerra nel mondo.

Come se fosse un Venerdì Santo. Padre Gabriele Romanelli, parroco dell’unica parrocchia latina della città più popolosa della Palestina, dove i cattolici sono poco più di un centinaio, racconta ai media vaticani che “l’orazione chiesta dal nostro vescovo, il cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme, rappresenta un segno profetico”. Il sacerdote, con voce emozionata, rivela che la sua gioia è immensa nel sapere che “numerose diocesi del pianeta si sono unite nel chiedere a Dio la cessazione di tutte le violenze e di tutte le guerre”.

Francesco, i bambini e la pace: saranno i bambini e le bambine dai 7 ai 12 anni, previsti in oltre 6 mila da diverse parti del mondo, i protagonisti dell'evento "Impariamo dai bambini e dalle bambine" che si terrà il 6 novembre prossimo in Aula Paolo VI con la presenza di Papa Francesco che risponderà alle loro domande. 

Per la bontà che abita nei cuori e per coloro che si dedicano alla causa del bene: A te la lode e la gloria, O Signore: Gloria in excelsis Deo


Signore, fa che non spegniamo lo Spirito, che non disprezziamo le profezie, che sperimentiamo tutto e che tratteniamo solo il bene. Rendici ancora figli e figlie del giorno, Signore, ancora gente che crede solamente nella forza del Vangelo. Il tuo Cristo non ha mai avuto alcuna tenerezza per i politici e i cesari della terra, poiché “i capi di queste nazioni signoreggiano e spadroneggiano e poi si fanno chiamare perfino benefattori”. Sia libera anche la tua chiesa d’ogni cupidigia di possessi e di potere: altrimenti non sarà mai una chiesa di fratelli. Amen


Isaia 45, 1.4-6 1Ts 1, 1-5

Mt 22, 15-22

15 Allora i farisei, ritiratisi, tennero consiglio per vedere di coglierlo in fallo nei suoi discorsi.

16 Mandarono dunque a lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: “Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità e non hai soggezione di nessuno perché non guardi in faccia ad alcuno.

17 Dicci dunque il tuo parere: È lecito o no pagare il tributo a Cesare?”.

18 Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: “Ipocriti, perché mi tentate?

19 Mostratemi la moneta del tributo”. Ed essi gli presentarono un denaro.

20 Egli domandò loro: “Di chi è questa immagine e l’iscrizione?”.

21 Gli risposero: “Di Cesare”. Allora disse loro: “Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”.

22 A queste parole rimasero sorpresi e, lasciatolo, se ne andarono.

***

Il contenuto dell’attrito crescente tra Gesù e gli uomini dei poteri forti della politica e della religione è individuabile nelle azioni e nelle parole di Gesù. Egli rivela un Dio diverso da quello raccontato dal potere. Per quest’ultimo, tutto ciò che riguarda Dio fa parte del “sistema” ed è in funzione della legittimazione del potere stesso. La testimonianza di Gesù, invece, annuncia un Dio Padre che ama l’umanità. Gesù non annuncia un regno politicamente, economicamente, militarmente e gerarchicamente strutturato, dove il solito piccolo dio della religione di stato funge da garante dei poteri forti. Egli annuncia un Regno dove Dio è dalla parte dell’uomo che si trova in difficoltà di fronte alla vita; ne è suo alleato… “Beati i poveri, i miti, gli operatori di pace” … Quello di Gesù è il Dio delle prostitute, dei pubblicani e dei peccatori, che, prima del sabato, mette le esigenze dell’amore… Il Dio che sceglie i lontani perché il suo stile è quello di scegliere la pietra scartata per farne una testata d’angolo. Le due teologie perciò, quella del potere e quella di Gesù, sono irriducibili, e Gesù è la pietra d’inciampo per ogni espressione di potere che si alimenta di ingiustizia e sfruttamento dell’uomo. È questo il motivo per cui le due categorie di potere, i farisei sotto il profilo religioso e i gli erodiani, sotto quello politico, pur in perenne concorrenza tra loro, riguardo a Gesù fanno fronte comune nel tendergli l’insidia.

I farisei, anche per ragioni di ordine teologico, non sono d’accordo di pagare il tributo a Cesare, gli erodiani invece, essendo legati da interessi politici al potere romano, si.

La struttura del brano è abbastanza semplice: ha come centro il quesito e la risposta intorno al tema delle tasse da versare nelle casse dell’impero. Tale nucleo centrale è preceduto da una riunione che invia i discepoli di una scuola farisaica in compagnia degli erodiani ed è seguito da un allontanamento da Gesù che sta ad indicare un’ulteriore presa di distanza. Sia nel loro ritirarsi, dunque, come nell’allontanarsi, l’evangelista pone in risalto come la mentalità di chi domina sugli altri sia distante dal vangelo.

La commissione degli inviati, usa parole di adulazione - Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità e non hai soggezione di nessuno perché non guardi in faccia ad alcuno -, in realtà la loro è una parola falsa. Comunque Gesù non rifiuta loro la parola, ma la sua è, come sempre, una parola che mette in luce le intenzioni nascoste: “Perché mi tentate ipocriti?”. In ogni caso, offre loro la possibilità di cambiare il loro rapporto con Dio e quindi con se stessi. Alla fine però se ne vanno. In questo loro andarsene, ancora una volta, sta il dramma del rifiuto.

La questione posta a Gesù contiene una duplice insidia, di tipo teologico e di carattere politico. Le tasse devono essere pagate al re che comanda su un territorio. Ora, il territorio di Israele è terra di Jhwh, come può dunque esserci un altro padrone? Il tranello è chiaro: se dice di non pagare, riconosce la signoria di Jhwh ma non quella di Cesare; se dice il contrario, sconfessa l’appartenenza teologica della terra promessa.

La risposta di Gesù non è sfuggente e nemmeno costituisce il principio di un trattato di diritto pubblico ecclesiastico utile alla chiesa per stipulare concordati.

Per Gesù è finalmente giunto il tempo di distinguere tra Dio e il potere. Cesare non è Dio e, soprattutto, Dio non è come Cesare. Il vangelo non accetta di sovrapporre, nemmeno lontanamente, l’idea di Dio all’immagine dell’imperatore e di ciò che lo riguarda. Il “vecchio dio”, quello dei privilegiati potenti invece, si confondeva invece con l’imperatore. I due erano in simbiosi fino al punto che persino il nostro immaginario continua a rappresentarselo come un “Signore onnipotente”. Perciò, i potenti, sostengono che Dio va trattato come un imperatore. Ma la risposta di Gesù, a ben guardare, non è una sentenza di principio, solleva invece un interrogativo più profondo, ed è questo: “Vi sembra che Dio vada considerato come un imperatore?”. L’imperatore esige tasse, sottrae per sè risorse alla povera gente. Il Dio di Gesù, è dalla parte della povera gente. Ciò che pertanto a lui va reso – rendete a Dio ciò che è di Dio – è l’amore e la cura per l’umanità.

Non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell’amore vicendevole; perché chi ama l’altro ha adempito la Legge” (Rm 13, 8) - Così Paolo traduceva il rendete a Dio ciò che è di Dio.


Dal Salmo 95

Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.
Grande è il Signore e degno di ogni lode,
terribile sopra tutti gli dèi.
Tutti gli dèi dei popoli sono un nulla,
il Signore invece ha fatto i cieli.
Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,
date al Signore la gloria del suo nome.
Portate offerte ed entrate nei suoi atri.
Prostratevi al Signore nel suo atrio santo.
Tremi davanti a lui tutta la terra.
Dite tra le genti: «Il Signore regna!».
Egli giudica i popoli con rettitudine.