Meditazione domenica dell'Ascensione




Il tuo potere, Signore, non è come il nostro potere, come la tua pace non la nostra pace: il potere del sole che sprigiona la vita, la gloria dell'umile esaltato davanti a tutta la creazione, il potere di amare e perdonare e salvare: Signore, fa che almeno la tua chiesa non conosca altri poteri, in attesa di essere anche lei partecipe della tua Ascensione. Amen

Atti degli Apostoli 1, 1-11; Efesini 1, 17-23;
Mt 28,16-20

In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.

Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono.
Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra.

Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato.

Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Salmo 46

Popoli tutti, battete le mani!
Acclamate Dio con grida di gioia,
perché terribile è il Signore, l’Altissimo,
grande re su tutta la terra.
Ascende Dio tra le acclamazioni,
il Signore al suono di tromba.
Cantate inni a Dio, cantate inni,
cantate inni al nostro re, cantate inni.
Perché Dio è re di tutta la terra,
cantate inni con arte.
Dio regna sulle genti,
Dio siede sul suo trono santo.

***
Aprire il libro degli Atti degli Apostoli, è come aprire l'album di famiglia: ogni pagina richiama sempre nuove evocazioni. Ci si vorrebbe soffermare a lungo su ognuna perchè tutte sono importanti... dal racconto della prima lettura raccolgo i vv. 9-11 della scena finale
"9 Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo. 10 E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se n’andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: 11 “Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo”.
Già dal racconto dell'esodo e poi nella vicenda di Maria, nel battesimo di Gesù, nel racconto della trasfigurazione la nube è manifestazione dell'agire di misterioso di Dio. Essa esprime efficacemente l'impressione di sentirsi avvolti in qualcosa di più grande di noi, di non manipolabile nemmeno attraverso la conoscenza.
Fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi”. Sono i verbi dell’assunzione. Dio ha accolto la vita di Gesù, ha riconosciuto e fatto suo l'abbassamento di Gesù.
Il massimo dell’abbassamento corrisponde al massimo dell’innalzamento. Ancora una volta Dio non smentisce il suo agire paradossale. Egli manifesta la sua potenza nella debolezza, la sua vittoria nella sconfitta della croce. Ebbene, tutto ciò è assunto (forma verbale passiva!). E con Gesù ogni uomo e ogni donna sono assunti, cioè presi in carico. D'ora in poi, l’umanità, che è terra, è anche cielo. In Gesù il cammino dell'umanità appartiene ormai ormai al mondo di Dio e Dio non è estraneo, indifferente alla storia.
In questa cornice dalle tinte un po' apocalittiche, la narrazione diventa un grande annuncio di positività e di fiducia nella materia, negli eventi e più intensamente nella famiglia umana.
È per questo che gli apostoli non possono starsene impalati con lo sguardo perso all'insù. Ma devono vivere nel “frattempo”. Nel qui e ora protesi verso quel compimento che è appena incominciato.
Il brano evangelico lo troviamo a conclusione del Vangelo di Matteo, eppure, pur trovandosi alla fine, non v’è dubbio che esso ci parli di un inizio, o meglio, di una ripartenza.
16 Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato.
Matteo ci fa notare che sono in undici. Questo numero ricorda il segno della defezione: uno ha tradito ed è sempre possibile riviere quell’amara esperienza.
La precisazione geografica della Galilea è proprio l’indicazione del ripartire. È in Galilea che hanno ricevuto la prima chiamata ed iniziò per ciascuno di loro l’esperienza della sequela.
Così Matteo dice alla sua comunità che il discepolato è un’esperienza da riprendere continuamente. In realtà, questo testo è di fatto un inno alla consegna della missione e al discepolato.
Esiste poi la menzione al monte.
Nella Bibbia, il monte è sempre rivelativo di un nuovo progetto, di una nuova vocazione che si disvela. Il monte di Mosè, il monte di Elia, il monte delle Beatitudini, il monte della trasfigurazione, il monte della preghiera solitaria del Cristo.
Questo appuntamento però lo aveva fissato GesùSe anche dopo la defezione ci è sempre possibile riprendere la sequela, è perché Gesù ci viene sempre a cercare e, con la sua iniziativa, ci rimette in piedi, ci coinvolge con sempre nuovi attestati di fiducia.
17 Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano.
I sommi sacerdoti avevano fatto circolare una maligna insinuazione a proposito della risurrezione di Gesù, ma anche il gruppo della comunità dei discepoli non rimane esente dalla perplessità. …SI PROSTRARONO…ALCUNI PERO' DUBITARONO.
Credo che sia la più fedele fotografia della Chiesa di tutti i tempi: fede e dubbio camminano insieme. Anzi, la fede si alimenta nel dubbio e quest’ultimo dalla fede.
È questa in fondo la ragione per cui una sana consapevolezza delle proprie perplessità, anche nel cammino di fede, non guasta affatto. Ricordo la testimonianza di un anziano teologo benedettino sull'essere teologo: “ Non si può essere teologi seri se non si è sperimentato dentro di sé il brivido dell'ateismo”. Analogamente, possiamo pensare che Gesù affidi l'annuncio della fede grazie a questa presenza di dubbio. L'annuncio e la testimonianza dell'Evangelo si qualifica come maturo quando comprende (prende dentro) le ragioni della non fede.
La fede evangelica non è un blocco monolitico di verità cui accordare un’adesione intellettuale e basta. È invece una relazione vitale col Signore, e, come tutte le relazioni, è soggetta ad alti e bassi.
Gesù sa molto bene come stanno le cose e, pertanto, non si meraviglia, non smette di scommettere sul cuore umano.
18 E Gesù, avvicinatosi,
Il testo originale recita: Ed essendosi avvicinato, Gesù parlò. È il medesimo atteggiamento del Pellegrino che si avvicina ai due di Emmaus.
Questa prossimità del Signore è semplicemente meravigliosa: egli è il fedele. Possiamo avvertire una grande consapevolezza di fede; possiamo sentirci lontani, abitati dal dubbio. Il Signore Vivente non s'allontana dalla realtà dell'umano.
disse loro: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra.
È la piena confessione di fede della Chiesa nel Signore pasquale quale risultato del dono dello Spirito, dono espresso nel vangelo di Matteo con l’avvicinarsi di Gesù. Quelle parole significano: Cristo è tutto!
19 Andate dunque e fate discepole (!) - è diametralmente opposto alla vecchia traduzione che recitava: Ammaestrate tutte le nazioni- , battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, 20 insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato.
Egli quindi si consegna totalmente nonostante le nostre perplessità perché sa che possiamo essere coinvolti dalla sua chiamata e, a nostra volta coinvolgere (immergere – battezzare) altri dallo stesso amore coinvolgente (nel nome del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo).
In altre parole, per quanto opaca possa risultare la nostra esistenza, siamo comunque in grado di amare e di servire. Non grazie a merito o attitudini speciali, ma perché lui ha scelto di incontrarci e di condividere con noi il suo cammino. Come dire? A lui andiamo bene così.
Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.
L'inizio del di Matteo presenta Gesù come l’Emmanuele, il Dio-con-noi. Ora quell’affermazione è ripresa e rilanciata per il cammino della comunità credente. È una solenne affermazione che confessa Gesù come Jhwh, il Dio dell’alleanza, colui che non si pone in concorrenza ma che intende stare dalla parte dell'umanità per sempre.
L’assunzione – ascensione di Gesù è infine il più bell’atto di amore del risorto. Non s’impone con la sua fisicità ma si consegna con il suo amore, donando quanto è di più intimo: lo Spirito. In un certo senso è presente allontanandosi. Potremmo dire: facendoci spazio. Egli si consegna a noi e ci affida la testimonianza dell’evangelo. Si fida di noi più di quanto noi non ci fidiamo di noi stessi.


Ricordiamo davanti a te, o Signore
  • I 700 braccianti che il 22 maggio, nel foggiano, hanno dato vita alla cosiddetta “Manifestazione degli Invisibili”.
  • Gli 84 morti in Asia per il ciclone Amphan.
  • La situazione drammatica per il Coronavirus in America Latina e specialmente in Brasile.
  • Le annessioni dei territori Palestinesi della Cisgiordania a Israele.
  • La giornata del 23 maggio a ricordo di Peppino Impastato, Falcone e Borsellino e delle vittime delle mafie.
  • Il ricordo di Aldo Moro.
  • I 300 naufraghi che vagano in mare trattenuti su navi adducendo la motivazione dell'emergenza del Coronavirus.
Signore, abbi cura di noi: Kyrie eleison...

Aiutaci a custodire la speranza
  • 50 anni fa, il 20 maggio del 1970 veniva sancito lo Statuto dei Lavoratori.
  • Il 21 maggio del 96, i 7 monaci trappisti di Tibhirine hanno offerto la splendida testimonianza di amore al popolo algerino e di dialogo spirituale con i fratelli e le sorelle dell'islam.
  • Ieri si è concluso il mese di preghiera del Ramadan.
  • Nel 5° anniversario dalla pubblicazione della Laudato Si, 42 istituzioni religiose ritirano gli investimenti in energia fossile.
  • L'albergo etico, è attivo in parecchie città italiane. È gestito da giovani con disabilità e valorizza le diversità.
Per la bontà che abita nel cuore umano e per coloro che si mettono a disposizione del bene, a te la lode e la gloria, o Signore: Gloria in excelsis Deo