Meditazione Domenica XVIIa C

 


     Ricordiamo, O Signore, davanti a te

     Ancora difficile la situazione nello Sri Lanka, a pochi giorni dalla nomina del nuovo presidente. Ci sono stati scontri e sgomberi tra manifestanti e polizia durante lo stato di emergenza proclamato dal governo. Numerosi gli arresti. All'origine principalmente la mancanza di risorse in seguito alla crisi economica, come medicine, gas, combustibile e beni alimentari di prima necessità.

     Nigeria: ucciso uno dei due sacerdoti sequestrati la scorsa settimana. Padre John Mark Cheitnum è morto per mano dei sequestratori, mentre padre Donatus Cleopas è riuscito a fuggire


È salito ad almeno 18 il bilancio delle vittime dell'operazione di polizia effettuata nel Complexo do Alemão, una favela nella zona nord di Rio de Janeiro.

Il personale della prigione di Bellavista, nella provincia di Santo Domingo de los Tsachilas, circa 80 km a ovest di Quito, "ha riferito di 13 detenuti morti e 2 feriti". Scontri, spesso estremamente violenti, sono ricorrenti nelle carceri ecuadoriane.

Libia. Sono almeno 16 le persone decedute e 34 quelle rimaste ferite negli scontri armati tra milizie rivali a Tripoli.

Il conflitto tribale nel Sudan meridionale ha provocato 105 morti e 291 feriti nell'ultima settimana

Pakistan, i monsoni uccidono almeno 282 persone e ne feriscono oltre 200. Altre tempeste sono

attese per questo fine settimana. Dall'inizio della stagione delle piogge, a metà giugno,

sono state danneggiate circa 5600 case.

E’ l’estate dei suicidi in carcere: con il suicidio di Michael Mangano, 33 anni, che si è tolto la vita nel carcere di Pavia, il trentottesimo suicidio dall’inizio dell’anno, salgono a nove quelli avvenuti in penitenziari lombardi.

In Basilicata oltre 2 mila braccianti “in condizioni inumane. Vivono in casolari abbandonati, senza porte né finestre, con bombole del gas pericolose e cumuli di spazzatura: discariche a cielo aperto su territori comunali.

Continua a prenderti cura di noi, o Signore: Kyrie eleison


Aiutaci a riconoscere e a coltivare i semi di speranza

Telefono Azzurro, Caffo: il nostro sostegno tra cyberbulli, pandemia e guerra
Il presidente e fondatore della Fondazione, nata nel 1987 a tutela dei minori, che ieri ha presentato il Bilancio Sociale 2021.: gli effetti psicologici delle crisi attuali sono le nostre sfide future. Massima attenzione anche al mondo del web: occorre creare una cittadinanza digitale per i più piccoli. “In 35 anni abbiamo cercato di interpretare i bisogni dei nostri ragazzi usando sempre strumenti adeguati ai tempi e alle nuove tecnologie”, spiega Ernesto Caffo “Nei mesi passati - aggiunge - la pandemia ha aumentato la sofferenza degli adolescenti e delle loro famiglie soprattutto dal punto di vista della salute mentale”.

Nella Repubblica Democratica del Congo è finalmente attiva l'idroambulanza voluta da ForAfricanChildren. E' arrivata a buon fine, dopo un lungo percorso, l'iniziativa dell'associazione torinese di solidarietà. Innumerevoli gli ostacoli affrontati per il coronamento del progetto, compreso il ritiro di finanziamenti promessi, le difficoltà burocratiche e i gravi problemi di sicurezza esistenti nel Paese africano. Ma ora il battello ha iniziato la sua attività di cura e di assistenza.

Il perdono vi farà liberi: la lezione di Nelson Mandela
Le Nazioni Unite celebrano oggi 18 luglio l’International Nelson Mandela Day, una giornata per ricordare la figura del leader sudafricano che lottò e sconfisse l’apartheid. Per Guterres, Mandela è un esempio che ci ispira a migliorare il mondo. Centrale nella sua battaglia civile fu il perdono, tema che lo pone in particolare sintonia con il magistero di Papa Francesco. Nella sua battaglia civile nonviolenta, nel suo impegno da “sognatore che non si è mai arreso”, come lui stesso amava descriversi, Mandela ha dimostrato esattamente che nessuno è superiore all’altro perché tutti abbiamo la stessa dignità “L’unico modo lecito di guardare una persona dall’alto in basso è quando tu tendi la mano per aiutarla a sollevarsi”.

Per la bontà che abita nei cuori e per coloro che si dedicano alla causa del bene: A te la lode e la gloria, O Signore: Gloria in excelsis Deo



Non guardare a noi, Signore, non a noi

ma guarda alla fede dei pochi giusti di qualunque religione: non guardar

e neppure alle religioni divenute da tempo inutili, ma guarda alla fiducia di qualche umile che crede ancora: almeno essi, questi anonimi, non si scoraggino di sperare per noi. Amen


Gen 18,20-32    Col 2,12-14  


 Lc 11,1-13

Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:

Padre,

sia santificato il tuo nome,

venga il tuo regno;

dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,

e perdona a noi i nostri peccati,

anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,

e non abbandonarci alla tentazione”».

Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”; e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.

Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.

Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».

***

Signore, insegnaci a Pregare”. La preghiera dunque, di cui p. Turoldo diceva: L’arte più difficile e più necessaria…

Nel quadretto che ci propone il racconto di Genesi, prima lettura, contempliamo un dialogo come tra amici. Il primo, cioè il Signore, vuole rendersi conto di come stano le cose rispetto a quanto ha sentito su Gomorra. L’autore sacro non teme di usare tinte di audace antropomorfismo: “Voglio proprio vedere se quanto ho sentito è verità, lo voglio proprio sapere”. E l’altro, Abramo, pur muovendosi con senso di sacro rispetto, non ricusa di usare al momento opportuno un’abile ironia: forse che il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?”.

La lettura, così come la si ascolta nella versione ufficiale, non è proprio come si trova nel testo ebraico. In quello ufficiale si dice che Abramo sta davanti al Signore. Si tratta di un correttivo apportato dai Settanta saggi quando tradussero in greco la Bibbia ebraica, come per correggere ciò che a loro sembrava essere una mancanza di rispetto. In realtà il testo originale recita: Il Signore che sta davanti ad AbramoÈ l’atteggiamento di disponibilità del Signore, come un invito, affinché Abramo svuoti il sacco, svuoti tutto quello che ha nel cuore.

Riusciamo quindi a comprendere che, secondo la Parola, la Preghiera è un dono che parte dall’iniziativa di Dio che ci incoraggia a non temere l’incontro con lui. Poi, più l’incontro si fa confidenziale e aperto, più diventa capace di portare le situazioni degli altri. Come dire: la preghiera rende sensibile l’uomo agli altri e lo libera dal ripiegamento narcisistico su se stesso.

C’è di più. Si tratta del contenuto di questa preghiera di Abramo: “Se trovi 50 giusti…e se ne trovi 45… 30…10…” Di per sé, secondo la logica, avrebbe dovuto continuare fino a un solo giusto. Abramo aiuta Dio a modificare la sua teologia. Secondo il pensiero teologico ufficiale, era convinzione che la colpa, e quindi anche la sentenza, dovesse essere collettiva; una certa solidarietà nel male accomunava tutti. L’insistenza delle interrogazioni di Abramo arriva a far affermare a Dio che può, al contrario, esistere una solidarietà nel bene, nel positivo. A questo punto non serve andare oltre perché Dio ha già cambiato la sua teologia. Naturalmente si tratta di espressioni letterarie, ma il cuore del messaggio è molto audace e ci vuole comunicare che l’incontro con Dio arriva perfino a far cambiare al Signore il suo stesso modo di pensare. Ripeto, il linguaggio è mitico, ma il testo vuole farci comprendere la potenza della relazione con Dio.

Nel testo evangelico, la preghiera dei discepoli/e ha origine da un fatto/evento: Gesù prega. È un'esperienza, un evento, che avviene in un luogo (e avvenne che Gesù si trovava in un luogo a pregare)

Mentre in una normale scuola rabbinica si approfondisce la legge, la Torah (i doveri, i precetti, il senso delle regole), al seguito di Gesù, i discepoli/e approfondiscono la relazione con Dio in termini affettivi di figli/e -papà.

Padre – abba è un titolo di relazione famigliare, non di ruolo sociale come potrebbe essere in un sistema a struttura patriarcale. La preghiera ha il suo principio nell'atteggiamento confidenziale e fiducioso.

Sia santificato il nome. Il nome di Dio è Amore. “Santificato, nel senso di altro (alternativo rispetto alle logiche dominanti) quindi: “Sia manifestato l’amore di Dio che è totalmente altro da coloro che hanno potere sugli altri”. In altre parole, i discepoli chiedono che finalmente si realizzi un’immagine di Dio differente da qualsiasi altra immagine di potere mondano.

Venga il regno – è rafforzativo rispetto alla richiesta precedente di santificazione del nome. Si attui il piano di Dio; il mondo e le relazioni tra gli uomini avvengano secondo pensiero di Dio.

La manifestazione della tenerezza di Dio e il regno, cioè le cose e le persone che interagiscono secondo Dio è per il discepolo il PANE SUPER SOSTANZIALE (epiousion).

È il pane che dà l’energia per perdonare (pane della fraternità) e per rimanere nella fiducia quando questa è fortemente scossa e messa in dubbio dagli eventi (la tentazione)

Le parabole che seguono, ricorrono volentieri al paradosso per provocare tensioni che mettono in luce l'efficacia del mantenersi in relazione con il Padre. Non perché la preghiera arrivi ad approdare verso soluzioni magiche di fronte ai problemi, ma perché essa affina la sensibilità, pone la nostra sensibilità in sintonia con quella del Padre, tanto che il risultato è il DONO DELLO SPIRITO.

Questa parte del vangelo di Luca, che appartiene alla cosiddetta “sezione del viaggio”, assieme alla parabola del Samaritano e al racconto di Marta e Maria, rappresenta un'unità interessante.

  • Con la parabola del samaritano, Gesù ci parla dell'ascolto dell'umano (andare verso l'umano).

  • Con il racconto di Marta e Maria, l’evangelista vuole dare valore e senso al primato dell'ascolto della Parola come conseguenza dell'aver dato ascolto al lamento dell'uomo (mezzo morto)

  • Con la Preghiera del Padre Nostro, si dà rilevanza al fatto che la preghiera è un essere rivolti a Dio con la certezza di essere ascoltati perché si è ascoltato Gesù che ci chiede di ascoltare l'uomo. Infatti, Gesù ci insegna una preghiera plurale, Padre Nostro non Padre Mio, si tratta di un vivere la relazione con Dio la quale comprende già in se stessa la coralità dell’essere reciprocamente aperti gli uni verso gli altri.


In conclusione: siamo dentro un gioco di scatole cinesi: Dio ascolta chi ascolta l'uomo e ascoltare Dio significa compiere la sua volontà che è amare, comprendere, soccorrere e perdonare l'uomo.



Salmo 137

Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore:

hai ascoltato le parole della mia bocca.

Non agli dèi, ma a te voglio cantare,

mi prostro verso il tuo tempio santo.

Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà:

hai reso la tua promessa più grande del tuo nome.

Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto,

hai accresciuto in me la forza.

Perché eccelso è il Signore, ma guarda verso l’umile;

il superbo invece lo riconosce da lontano.

Se cammino in mezzo al pericolo, tu mi ridoni vita;

contro la collera dei miei avversari stendi la tua mano.

La tua destra mi salva.

Il Signore farà tutto per me.

Signore, il tuo amore è per sempre:

non abbandonare l’opera delle tue mani.