Meditazione Domenica XXIII C

 

Ricordiamo, o Signore, davanti a te

Afghanistan. Mentre nella nazione asiatica si susseguono le scosse di assestamento, cresce il numero delle vittime del drammatico terremoto dello scorso 31 agosto: oltre 2.200 morti e 4.000 feriti. Nelle aree montuose colpite dal sisma ancora in migliaia sotto le macerie mentre per le donne afghane vietate cure mediche ed ospedali

Onu, almeno 21.000 bambini a Gaza disabili a causa guerra. Circa 40.500 minori hanno subito ferite.

Il ministro della Sicurezza Nazionale israeliano Itamar Ben-Gvir ha presentato al governo un piano volto a fermare la Global Sumud Flotilla in base al quale tutti gli attivisti arrestati saranno trattenuti in detenzione prolungata - a differenza della precedente prassi - nelle prigioni israeliane di Ketziot e Damon, utilizzate per detenere i terroristi in condizioni rigorose tipicamente riservate ai prigionieri di sicurezza.

Disuguaglianze e repressione, l’Indonesia dei giovani in rivolta. Questa settimana la tensione è esplosa dando vita a un’ondata di disordini. Al centro della rabbia popolare ci sono le disuguaglianze crescenti e le prospettive economiche sempre più fragili Tutto questo nonostante l’Indonesia sia la più grande economia del Sud-Est asiatico

Emergenza nel Darfur. Tarasin tra frana e guerra. Nella regione del Sudan, dopo la catastrofe naturale che ha causato mille morti, continuano le ricerche dei dispersi tra difficoltà logistiche e mancanza di risorse. Un disastro “senza precedenti”, secondo le autorità locali, di cui c’è solo un superstite e che si inserisce nel contesto del conflitto in corso da due anni nel Paese

Nel 2024, la spesa per il riarmo dei 27 Stati membri dell’Unione europea ha raggiunto un livello record, toccando i 343 miliardi di euro. Una cifra senza precedenti. Lo evidenzia il rapporto annuale dell’Agenzia europea per la difesa (Eda). Il dato rappresenta un aumento significativo del 19% rispetto al 2023, portando la spesa complessiva all’1,9% del prodotto interno lordo europeo

Myanmar, la denuncia dell'Onu: escalation di violenze e distruzione

Un rapporto dell’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani rivela che, dal colpo di Stato del 2021, l’Arakan Army ha ucciso più di 7.000 persone, un terzo delle quali donne e bambini.

Continua a prenderti cura di noi, o Signore: Kyrie eleison


Aiutaci a riconoscere e a coltivare i semi di speranza

Colombe d’oro per la pace, premiati tre giornalisti palestinesi. Si è tenuta presso la Federazione Nazionale Stampa italiana la conferenza stampa relativa al Premio giornalistico internazionale Archivio Disarmo – Colombe d’oro per la p2025. Il prossimo 18 ottobre a Roma il Premio per la sezione mass media sarà consegnato a tre giornalisti palestinesi: Aya Ashour, Alhassan Selmi e Fatena Mohanna, tuttora a Gaza in attesa di visto per l’Italia

Malala: lottiamo tutti con coraggio per il diritto all’educazione. In un’intervista esclusiva ai media vaticani, il Premio Nobel per la Pace parla del suo impegno per l’istruzione delle ragazze attraverso il Malala Fund e riflette sul diritto ad andare a scuola per i bambini nei Paesi dilaniati dalla guerra. Malala sottolinea inoltre l’importanza del dialogo interreligioso nella promozione del diritto globale all’educazione.

Giornata internazionale della carità, l’impegno per i poveri nel ricordo di Madre Teresa. Il 5 settembre segna l’anniversario della morte della santa di Calcutta, onorata dalle Nazioni Unite con l’annuale ricorrenza. L’aiuto e il sostegno alle popolazioni indiane e pachistane stremate dalle alluvioni e ai profughi della Cambogia

Per la bontà che abita nei cuori e per coloro che si dedicano alla causa del bene: A te la lode e la gloria, O Signore: Gloria in excelsis Deo


Le tue parole, Signore, sono come pietre lanciate contro le più comuni e facili convenzioni! Grazie perché non illudi nessuno: il vangelo è una buona notizia che si paga con il sangue. Padre, che nessuno dimentichi mai che noi siamo seguaci dell'Ucciso perché fedele a sé stesso e a te. Amen.


Sap 9,13-18    Fm 1,9-10.12-17  


 Lc 14,25-33


In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:
«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.
Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.
Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

***

A stento ci raffiguriamo le cose terrestri, scopriamo con fatica quelle a portata di mano… Chi ha conosciuto il tuo pensiero, se tu non gli hai concesso la sapienza?” . Così si esprime un saggio ebreo che vive fuori dalla Palestina 40 – 50 anni prima di Cristo, l’autore della prima lettura. Egli ama confrontarsi con chi ha un altro punto di vista culturale e religioso diverso dal suo, su questioni importanti, come la conoscenza del senso delle cose e della vita. Naturalmente, quando i pensieri si muovono intorno a questi temi, sullo sfondo, affiora anche il senso religioso della vita. Ma qui, il nostro saggio ragiona in modo diverso dai suoi interlocutori: loro si ritengono capaci di spiegare come gira il mondo e il senso profondo delle cose, lui invece, avverte forte il senso del limite e perciò si apre ad una sapienza più grande e più profonda della sua. Come dire, se il Signore non accende il suo lume, noi restiamo nella notte. In altre parole, esiste una verità che sta oltre il senso e il buon senso comune; qualcosa che va contro corrente, che non appartiene spontaneamente al pensiero della maggioranza. Occorre compiere un salto di qualità.

“Se uno non odia suo padre, sua madre i suoi cari ecc…chiunque non rinunzia a tutti i suoi averi non può essere mio discepolo…”. Sono indubbiamente parole forti, che scuotono. Dette, tra l’altro, perché “molta gente andava con lui”. - Ma come. Tanti ti seguono e tu non sei contento? Non ti piace avere successo? Sembra che tu, invece di avvicinare, voglia allontanare le persone. Perché? - Verrebbe da chiedere proprio questo a Gesù.

Il Vangelo non è propaganda. Non è un prodotto del mercato religioso per gratificare il bisogno di sacralità. Di sacrale non c’è proprio nulla! C’è invece tutto di esistenziale.

Avere a che fare con Gesù, comporta un coinvolgimento radicale che esige il coraggio delle scelte fondate su priorità ben ponderate. In questa fase, il discepolo/a del Signore si sta incamminando verso l’adultità della fede. Non è una questione di poco conto, quindi!

È da questa prospettiva che possiamo comprendere “l’odio per il padre e la madre”. Il verbo usato non implica il sentimento di detestare i propri congiunti, come in un primo momento saremmo portati a credere. Qui, l’odio non ha una valenza emotiva. Indica piuttosto l’atteggiamento di chi tiene a distanza o di chi prende le distanze.

Non è forse profondamente vero che ogni processo di crescita verso la maturità necessita di distanziarsi da quei forti legami parentali che tendono inconsapevolmente a mantenerci chiusi in una relazione simbiotica?

È una proposta seria e liberante quella che ci propone Gesù.

Occorre interiorizzare la necessità di compiere un salto di qualità: “Se uno costruisce una torre…se un re deve affrontare una battaglia…”. Insomma, bisogna rendersi conto che appartenere a Cristo significa abbracciare una sapienza, una visione delle cose, delle scelte che hanno dei costi, che possono richiedere delle amputazioni. Ecco l’appello ad assumere la croce: “Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo”. La croce di cui parla Gesù non è la sofferenza fine a sé stessa, ma il prezzo che siamo chiamati a pagare per stare con il Vangelo. Davvero, quando queste parole venivano scritte per le comunità della chiesa delle origini, i cristiani venivano estromessi dalla società e perfino dalle famiglie e dai posti di lavoro. Allora uno si chiede: è sapiente, è saggio o è stupido accettare quest’ordine di cose? Gesù dice: apri gli occhi e valuta bene. Perché se mi appartieni soppeserai la vita in modo differente.

In fondo, quando Paolo rimanda indietro, all’amico Filemone, Onesimo e gli chiede di accoglierlo non più come schiavo ma come fratello (seconda lettura). Chiede a Filemone di valutare le cose in un modo differente dal pensiero comune che accettava un rapporto di lavoro modellato sui criteri della schiavitù. Se Filemone ha accettato il punto di vista di Paolo, cioè del Vangelo, cambia e ci rimette: non ha più uno schiavetto a suo servizio per disporre come crede. Perde uno schiavo, rimette in termini di produttività, ma guadagna un fratello. È passato ad una sapienza diversa dall’opinione corrente del suo tempo. Ci ha rimesso, ha portato la croce. Sono scelte per cui bisogna pensarci bene.


Salmo 89

Tu fai ritornare l’uomo in polvere,
quando dici: «Ritornate, figli dell’uomo».
Mille anni, ai tuoi occhi,
sono come il giorno di ieri che è passato,
come un turno di veglia nella notte.

Tu li sommergi:
sono come un sogno al mattino,
come l’erba che germoglia;
al mattino fiorisce e germoglia,
alla sera è falciata e secca.

Insegnaci a contare i nostri giorni
E acquisteremo un cuore saggio.
Ritorna, Signore: fino a quando?
Abbi pietà dei tuoi servi!

Saziaci al mattino con il tuo amore:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio:
rendi salda per noi l’opera delle nostre mani,
l’opera delle nostre mani rendi salda.