Meditazione domenica XXIIIa A

 

Ricordiamo, o Signore, davanti a te

A Gaza si va verso la catastrofe umanitaria. Le organizzazioni umanitarie denunciano la drammatica situazione in cui si trovano i civili della Striscia, bombardata da Israele. Il numero dei morti sarebbe salito a oltre 1300, 260 mila gli sfollati. Mancano carburante, acqua ed elettricità. “I civili non potranno resistere a lungo”.

10 ottobre. Giornata contro la pena di morte, il Papa: non può essere usata come giustizia di Stato. "Il diritto alla vita è minacciato" laddove si pratica la pena capitale, che "non è un deterrente", non offre giustizia e alimenta la vendetta. Nel 2022 le condanne a morte eseguite sono state 883 in 20 Stati del mondo, il dato più alto degli ultimi 5 anni. 

Brasile: forti piogge a Santa Catarina, scatta l'allerta. Le previsioni dei meteorologi sono di precipitazioni fino a 100 mm, scariche elettriche e forti venti. Si prevede che il maltempo colpirà anche lo Stato confinante di Rio Grande do Sul. I temporali iniziati la scorsa settimana hanno colpito 198 città, mentre sono 98 i comuni in stato di "emergenza" con persone sfollate dalle loro case.

Un attacco dell'esercito ha provocato la morte di 29 persone in un campo per sfollati interni nel nord della Birmania "Abbiamo trovato 29 corpi, compresi quelli di bambini e anziani, e altre 56 persone sono rimaste ferite.

Francia. Un uomo armato di coltello, al grido di "Allahu Akbar", ha pugnalato a morte un insegnante all'interno dell'edificio scolastico. Almeno altre due persone sono rimaste ferite. Si tratta di un altro professore, insegnante di letteratura e di un agente della sicurezza, accoltellato più volte, che è in pericolo di vita. Nessuno studente risulta ferito.

Como. Una ragazza di 21 anni è stata accoltellata alla gola in un appartamento di via Nino Bixio, a Como, nella serata di giovedì. Ora si trova ricoverata in gravissime condizioni all'ospedale Sant'Anna. Fermato con l'accusa di tentato omicidio il fidanzato, un 25enne della provincia di Varese.

 Continua a prenderti cura di noi, o Signore: Kyrie eleison

Aiutaci a riconoscere e a coltivare i semi di speranza

La Presidenza della Cei ha deciso di promuovere una Giornata nazionale di digiuno, preghiera e astinenza per la pace e la riconciliazione. La data scelta è martedì 17 ottobre, in comunione con i cristiani di Terra Santa secondo le indicazioni del Cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme dei Latini, che a nome di tutti gli Ordinari, ha chiesto alle comunità locali di incontrarsi “nella preghiera corale, per consegnare a Dio Padre la nostra sete di pace, di giustizia e di riconciliazione”.

Si è celebrata il 10 ottobre, la Giornata Mondiale della Salute Mentale. “La salute mentale è un diritto umano universale” è il tema su cui la Campagna globale intende sensibilizzare governi, istituzioni, cittadini. In alcune regioni del mondo, colpite da guerre ormai croniche, le patologie riconducibili a questo ambito sanitario sono più evidenti e in aumento.

Sinodo, "la Chiesa bella è quella delle porte aperte che ha un posto per tutti. Speriamo che il Sinodo ci aiuti ad aprirle ancora di più”. Così William Tobin arcivescovo di Newark, ha declinato il tema del secondo modulo dell’Instrumentum laboris “Una comunione che si irradia. Come essere più pienamente segno e strumento di unione con Dio e di unità del genere umano?” 

"Negli spazi della Chiesa continuiamo a ricevere e accogliere centinaia di persone; per tutte cerchiamo di reperire acqua e cibo, pregando ogni giorno per la pace o almeno una tregua": a parlare con l'agenzia Dire è padre Gabriel Romanelli, parroco della Sacra famiglia nella Striscia di Gaza. 

Medio Oriente, Francesco: il dialogo costruisce la pace, non la guerra e il terrorismo. All'udienza generale, il Papa prega per le vittime della guerra fra Israele e Palestina e chiede che gli ostaggi vengano subito rilasciati: "È diritto di chi è attaccato difendersi, ma sono molto preoccupato per l’assedio totale in cui vivono i palestinesi a Gaza, dove pure ci sono state molte vittime innocenti".


11 ottobre San Giovanni XXIII. Sessant'anni fa il primo atto del Concilio, porta della Chiesa spalancata sul mondo. Fortemente voluto da san Giovanni XXIII e portato a compimento da san Paolo VI, il Vaticano II iniziava i lavori l'11 ottobre 1962, evento la cui forza propulsiva non si è esaurita come ha costantemente riaffermato il magistero di tutti i pontificati successivi.

«Per me e per tutti noi che siamo stati vicini a Domenico Lucano questa sentenza è un grande momento di gioia. Sono stati anni si sofferenza per lui e per tutta Riace e finalmente si è fatto un minimo di giustizia, dopo che a lungo si è voluto criminalizzare la solidarietà e colpire un esempio straordinario di accoglienza. Una sentenza importante anche per noi missionari comboniani che ogni anno, anche negli anni più difficili, abbiamo tenuto campi di lavoro a Riace in solidarietà Lucano e la sua opera». È il commento di padre Alex Zanotelli alla sentenza dei giudici della Corte d’Appello di Reggio Calabria, che ha smontato le accuse e stabilito che il “modello Riace” non ha nulla a che fare con il crimine.

Per la bontà che abita nei cuori e per coloro che si dedicano alla causa del bene: A te la lode e la gloria, O Signore: Gloria in excelsis Deo


Donaci, o Signore, di essere sempre rivestiti di umanità, l'umanità del vangelo. È questa,

o Padre, la veste nuziale più bella che desideri vedere indossata da tutti i tuoi figli e figlie. Amen

Is 25, 6-10 Fil 4, 12-14. 19-20

Mt. 22, 1-14

1 Gesù riprese a parlar loro in parabole e disse: 2 “Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio. 3 Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire. 4 Di nuovo mandò altri servi a dire: Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono già macellati e tutto è pronto; venite alle nozze. 5 Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; 6 altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero.

7 Allora il re si indignò e, mandate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.

8 Poi disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni;

9 andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. 10 Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali.

11 Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l’abito nuziale, 12 gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senza abito nuziale? Ed egli ammutolì. 13 Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. 14 Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti”.

***

Rispetto al capitolo precedente, ora il discorso parabolico attinge le immagini non più al mondo dell'agricoltura (la vigna) ma piuttosto a quello della politica.

Una politica piuttosto originale perché il re invita gente a corte per le nozze di suo figlio, il quale, peraltro, non appare nella scena del racconto. Non convoca i dignitari ma la gente comune, persone alle prese con le preoccupazioni della vita e degli affari di tutti i giorni.

Il contesto è sempre di un rapporto polemico con i leader religiosi e il tema di fondo rimane quello del rifiuto. Colui che parla, Gesù, è il rifiutato, ma dietro il suo rifiuto sta anche tutto il suo messaggio che è offerta di una religiosità di dignità, bellezza, gioia, festa per tutti. In lui si realizza quel passaggio di cui aveva già accennato in precedenza:

“Finché lo sposo è con loro non possono digiunare”.

Tanto a dire che deve finire una religiosità da incubo e paura per esprimere invece un rapporto con Dio che sia liberatorio, gioioso, dignitoso ecc. quello appunto delle nozze.

Perciò il rifiuto sarebbe comprensibile se avvenisse richiesto un obbligo oneroso (non a caso il racconto che segue parlerà del pagare o non pagare le tasse a Cesare), ma è proprio questa qualità di relazione religiosa che viene rifiutata. Una relazione di festa dove tutti possono godere di esserci, perché l'amore e l'affetto sono al primo posto e lo sono per tutti, nessuno escluso.

Fin dalle prime battute, comprendiamo che il rifiuto realizzarsi almeno in due modi:

  • con la non noncuranza (ci sono cose più importanti da badare)

  • con l’ostilità (aggressività e violenza verso i servi – profeti)

Noncuranza, indifferenza ed ostilità è tipico di chi vuole rimanere ingessato nell'immobilismo morale, sociale e spirituale, divenendo sordo e aggressivo agli appelli che mettono in discussione le proprie certezze, benché pesanti e fatte di obblighi e verità monolitici.


Non dimentichiamo che si tratta di una parabola, perciò il re che s'indigna e

7 ... mandate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città”, non va identificato con un Dio padre arrabbiato e violento. È alla drammaticità della scena che occorre portare l'attenzione. La tragicità dei toni, l'esagerazione (distruzione, rovina e fiamme nella città), intende far emergere un pensiero di fondo, cioè che ogni chiusura è catastroficaOgni rifiuto è distruttivo, è privazione di bene.

Ogni volta che le porte si chiudono, e non ci sembra opportuno sederci alla mensa della vita con gli altri che non hanno i nostri stessi riferimenti ideali o religiosi, per noi non aumenta la sicurezza, ma un pezzo di cornicione o di trave ci cade addosso.

Le diverse categorie di invitati vengono dalla strada; nessun titolo di appartenenza etnico o etico o sociale o religioso quindi.

Proprio così erano le comunità delle primitive generazioni cristiane cui l'evangelista Matteo si rivolge; non legate ad una sola cultura, ad un tempio, ad una geografia, ma semplicemente uomini e donne che avevano accolto la chiamata a diventare discepoli, fratelli e sorelle. Nella comunità del vangelo si deve poter respirare aria fresca, non di chiuso.


Nella seconda parte del racconto parabolico le cose si complicano: Il re entra nella stanza e vede un tale senza abito nuziale.

Da notare che l’abito nuziale, quello della festa veniva distribuito a tutti all’ingresso della sala. Se non lo indossava, è perché non lo aveva voluto. Ancora una volta ritorna il tema del rifiuto. Ma questa volta all’interno della Comunità cristiana (nella stanza appunto). In essa, pur avendo come segno distintivo un’apertura universalista, è pur sempre possibile la chiusura ed il rifiuto. Non indossare l’abito significa non aver permesso alla buona notizia, al Vangelo, di compenetrare la nostra vita come abitus. È possibile essere cristiani dell'appartenenza formale, ma non secondo i criteri del vangelo.

Le tinte molto fosche della finale (pianto e stridore di denti) ripropongono la drammaticità del rifiuto anche in chiave cristiana. Rimarcano cioè la dimensione assolutamente fallimentare del rifiuto come chiusura spirituale.

Non dobbiamo porre resistenza all'invito di entrare nella festa dell'umanità e di prendere parte ad una relazione con Dio liberante, feconda, tenera e misericordiosa (appunto le nozze!).

Donaci, o Signore, di essere sempre rivestiti di umanità, l'umanità del vangelo. È questa, o Padre, la veste nuziale più bella che desideri vedere indossata da tutti i tuoi figli e figlie. Amen



Dal salmo 22

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l'anima mia. 
Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.
Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.
Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.