Ricordiamo, o Signore, davanti a te
L'Al-Ahli Arabi Baptist Hospital, al centro di Gaza City, dove si erano rifugiate molte famiglie, è stato centrato da un razzo che ha causato il ferimento soprattutto di donne e bambini. Anche una scuola usata come rifugio è stata bombardata, sei i morti in questo attacco.
Attacco a Bruxelles: un tunisino radicalizzato ha ucciso due persone e ferito una terza a colpi di Kalashnikov. La polizia belga uccide in uno scontro a fuoco il sospetto autore dell'attentato, Abdesalem Lassoued.
È salito a 59 il numero delle città in emergenza a causa della peggiore siccità degli ultimi 50 anni che ha colpito la regione, dove il livello del Rio Negro, a Manaus, continua a scendere, pregiudicando il trasporto di persone, medicinali e materie prime.
Anche in Messico il problema della siccità si sta aggravando: il fenomeno riguarda ormai oltre la metà del territorio del Paese e colpisce soprattutto i prodotti agricoli alla base della dieta nazionale, il mais e i fagioli, col rischio di una crisi alimentare.
Campanello d'allarme per l'inquinamento a Mumbai. La principale causa della situazione è identificata nella scarsità dei venti e nel rallentamento dei loro cicli abituali oltre al cemento usato nelle decine di migliaia di cantieri, la polvere delle strade, la combustione a cielo aperto dei rifiuti solidi e della spazzatura.
Etiopia: abusi e sfruttamento nel lavoro domestico. Sono per lo più giovani donne con un basso livello di istruzione o minorenni. Lavorano in condizione di semi-schiavitù, anche per 18 ore al giorno, 7 giorni su 7, con paghe da fame. Uno sfruttamento che comporta anche abusi e violenze di ogni tipo.
All’una della notte del 17 ottobre, un commando ha assalito il monastero benedettino nella Nigeria centro settentrionale. I banditi hanno prelevato un novizio e due postulanti.
Il land grabbing delle multinazionali per coltivazioni o estrazioni in 20 anni ha sottratto oltre un milione di km quadri a contadini e indigeni, inquinando e deforestando. Solo lo scorso anno sono stati oltre 260 mila i chilometri quadrati di territorio acquistati nei paesi del Sud del mondo da multinazionali. Praticamente una superficie grande quasi come quella dell’Italia
Continua a prenderti cura di noi, o Signore: Kyrie eleison
Aiutaci a riconoscere e a coltivare i semi di speranza
Si moltiplicano in questi giorni le iniziative in Italia e nel mondo di preghiera per la pace in Medio Oriente.
Papa Francesco ha invitato per venerdì 27 ottobre i credenti di ogni religione a un giorno di digiuno e penitenza. Le ragioni sono il timore per quanto sta avvenendo in Terra Santa e negli altri focolai di guerra nel mondo.
Come se fosse un Venerdì Santo. Padre Gabriele Romanelli, parroco dell’unica parrocchia latina della città più popolosa della Palestina, dove i cattolici sono poco più di un centinaio, racconta ai media vaticani che “l’orazione chiesta dal nostro vescovo, il cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme, rappresenta un segno profetico”. Il sacerdote, con voce emozionata, rivela che la sua gioia è immensa nel sapere che “numerose diocesi del pianeta si sono unite nel chiedere a Dio la cessazione di tutte le violenze e di tutte le guerre”.
Francesco, i bambini e la pace: saranno i bambini e le bambine dai 7 ai 12 anni, previsti in oltre 6 mila da diverse parti del mondo, i protagonisti dell'evento "Impariamo dai bambini e dalle bambine" che si terrà il 6 novembre prossimo in Aula Paolo VI con la presenza di Papa Francesco che risponderà alle loro domande.
Per la bontà che abita nei cuori e per coloro che si dedicano alla causa del bene: A te la lode e la gloria, O Signore: Gloria in excelsis Deo
Signore, fa che non spegniamo lo Spirito, che non disprezziamo le profezie, che sperimentiamo tutto e che tratteniamo solo il bene. Rendici ancora figli e figlie del giorno, Signore, ancora gente che crede solamente nella forza del Vangelo. Il tuo Cristo non ha mai avuto alcuna tenerezza per i politici e i cesari della terra, poiché “i capi di queste nazioni signoreggiano e spadroneggiano e poi si fanno chiamare perfino benefattori”. Sia libera anche la tua chiesa d’ogni cupidigia di possessi e di potere: altrimenti non sarà mai una chiesa di fratelli. Amen
Isaia 45, 1.4-6 1Ts 1, 1-5
Mt 22, 15-22
15 Allora i farisei, ritiratisi, tennero consiglio per vedere di coglierlo in fallo nei suoi discorsi.
16 Mandarono dunque a lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: “Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità e non hai soggezione di nessuno perché non guardi in faccia ad alcuno.
17 Dicci dunque il tuo parere: È lecito o no pagare il tributo a Cesare?”.
18 Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: “Ipocriti, perché mi tentate?
19 Mostratemi la moneta del tributo”. Ed essi gli presentarono un denaro.
20 Egli domandò loro: “Di chi è questa immagine e l’iscrizione?”.
21 Gli risposero: “Di Cesare”. Allora disse loro: “Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”.
22 A queste parole rimasero sorpresi e, lasciatolo, se ne andarono.
***
Il contenuto dell’attrito crescente tra Gesù e gli uomini dei poteri forti della politica e della religione è individuabile nelle azioni e nelle parole di Gesù. Egli rivela un Dio diverso da quello raccontato dal potere. Per quest’ultimo, tutto ciò che riguarda Dio fa parte del “sistema” ed è in funzione della legittimazione del potere stesso. La testimonianza di Gesù, invece, annuncia un Dio Padre che ama l’umanità. Gesù non annuncia un regno politicamente, economicamente, militarmente e gerarchicamente strutturato, dove il solito piccolo dio della religione di stato funge da garante dei poteri forti. Egli annuncia un Regno dove Dio è dalla parte dell’uomo che si trova in difficoltà di fronte alla vita; ne è suo alleato… “Beati i poveri, i miti, gli operatori di pace” … Quello di Gesù è il Dio delle prostitute, dei pubblicani e dei peccatori, che, prima del sabato, mette le esigenze dell’amore… Il Dio che sceglie i lontani perché il suo stile è quello di scegliere la pietra scartata per farne una testata d’angolo. Le due teologie perciò, quella del potere e quella di Gesù, sono irriducibili, e Gesù è la pietra d’inciampo per ogni espressione di potere che si alimenta di ingiustizia e sfruttamento dell’uomo. È questo il motivo per cui le due categorie di potere, i farisei sotto il profilo religioso e i gli erodiani, sotto quello politico, pur in perenne concorrenza tra loro, riguardo a Gesù fanno fronte comune nel tendergli l’insidia.
I farisei, anche per ragioni di ordine teologico, non sono d’accordo di pagare il tributo a Cesare, gli erodiani invece, essendo legati da interessi politici al potere romano, si.
La struttura del brano è abbastanza semplice: ha come centro il quesito e la risposta intorno al tema delle tasse da versare nelle casse dell’impero. Tale nucleo centrale è preceduto da una riunione che invia i discepoli di una scuola farisaica in compagnia degli erodiani ed è seguito da un allontanamento da Gesù che sta ad indicare un’ulteriore presa di distanza. Sia nel loro ritirarsi, dunque, come nell’allontanarsi, l’evangelista pone in risalto come la mentalità di chi domina sugli altri sia distante dal vangelo.
La commissione degli inviati, usa parole di adulazione - Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità e non hai soggezione di nessuno perché non guardi in faccia ad alcuno -, in realtà la loro è una parola falsa. Comunque Gesù non rifiuta loro la parola, ma la sua è, come sempre, una parola che mette in luce le intenzioni nascoste: “Perché mi tentate ipocriti?”. In ogni caso, offre loro la possibilità di cambiare il loro rapporto con Dio e quindi con se stessi. Alla fine però se ne vanno. In questo loro andarsene, ancora una volta, sta il dramma del rifiuto.
La questione posta a Gesù contiene una duplice insidia, di tipo teologico e di carattere politico. Le tasse devono essere pagate al re che comanda su un territorio. Ora, il territorio di Israele è terra di Jhwh, come può dunque esserci un altro padrone? Il tranello è chiaro: se dice di non pagare, riconosce la signoria di Jhwh ma non quella di Cesare; se dice il contrario, sconfessa l’appartenenza teologica della terra promessa.
La risposta di Gesù non è sfuggente e nemmeno costituisce il principio di un trattato di diritto pubblico ecclesiastico utile alla chiesa per stipulare concordati.
Per Gesù è finalmente giunto il tempo di distinguere tra Dio e il potere. Cesare non è Dio e, soprattutto, Dio non è come Cesare. Il vangelo non accetta di sovrapporre, nemmeno lontanamente, l’idea di Dio all’immagine dell’imperatore e di ciò che lo riguarda. Il “vecchio dio”, quello dei privilegiati potenti invece, si confondeva invece con l’imperatore. I due erano in simbiosi fino al punto che persino il nostro immaginario continua a rappresentarselo come un “Signore onnipotente”. Perciò, i potenti, sostengono che Dio va trattato come un imperatore. Ma la risposta di Gesù, a ben guardare, non è una sentenza di principio, solleva invece un interrogativo più profondo, ed è questo: “Vi sembra che Dio vada considerato come un imperatore?”. L’imperatore esige tasse, sottrae per sè risorse alla povera gente. Il Dio di Gesù, è dalla parte della povera gente. Ciò che pertanto a lui va reso – rendete a Dio ciò che è di Dio – è l’amore e la cura per l’umanità.
“Non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell’amore vicendevole; perché chi ama l’altro ha adempito la Legge” (Rm 13, 8) - Così Paolo traduceva il rendete a Dio ciò che è di Dio.
Dal Salmo 95
Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.
Grande è il Signore e degno di ogni lode,
terribile sopra tutti gli dèi.
Tutti gli dèi dei popoli sono un nulla,
il Signore invece ha fatto i cieli.
Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,
date al Signore la gloria del suo nome.
Portate offerte ed entrate nei suoi atri.
Prostratevi al Signore nel suo atrio santo.
Tremi davanti a lui tutta la terra.
Dite tra le genti: «Il Signore regna!».
Egli giudica i popoli con rettitudine.