Il tempo per la guarigione è venuto

Il momento di colmare gli abissi che dividono è venuto

Il Tempo di costruire è davanti a noi

(Nelson Mandela 1994)

ϽONTROVENTO

  

Guarda Bambino

corri controvento

stringi nella mano

aquiloni di Pace





 


       Natale 2025   

Opera realizzata nel laboratorio del Monastero del Bene Comune di Sezano da Marco Danielon, Nicola Comerlati, Simone Giorietto, Harry Kalonga, Paola Libanti





Meditazione IV Domenica di Avvento A

 


Ricordiamo davanti a te, o Signore


    Povertà, crescono le disuguaglianze nella distribuzione della ricchezza. Secondo i dati del World Inequality Report 2026, l’1% della popolazione mondiale detiene più ricchezza del 90% più povero. Intanto cresce la popolazione in povertà estrema, passata nel 2024 dal 10,0% al 10,3%
    Sudan, emergenza sui Monti Nuba. La guerra si sposta verso sud.  "Questi droni non si vedono arrivare, non si sentono. Esplodono in una grande palla di fuoco e colpiscono chiunque si trovi nelle vicinanze. Un drone ha colpito un’area civile, provocando la morte di oltre 50 persone, in gran parte studenti e giovani in formazione sanitaria.
    All’alba e nella mattinata di oggi, mercoledì 17 dicembre, l’esercito di occupazione israeliano ha lanciato una vasta campagna di raid e incursioni in diverse zone della Cisgiordania occupata, durante la quale ha fatto irruzione nelle case, le ha perquisite, ha trattenuto gli abitanti per ore e li ha sottoposti a interrogatori sul posto, oltre ad arrestare decine di palestinesi e trasferirli agli organi di intelligence dell’occupazione per essere interrogati. Secondo una dichiarazione congiunta delle organizzazioni dei prigionieri, il numero dei prigionieri palestinesi nelle carceri dell’occupazione è di circa 9300, la maggior parte dei quali sono arrestati e detenuti amministrativamente, senza contare i detenuti nei campi dell’esercito di occupazione.
    L’occupazione avvia la realizzazione di un muro di separazione all’interno della valle del Giordano, lungo 22 chilometri, che interrompe i collegamenti tra i villaggi palestinesi e le loro terre, tra ordini di demolizione e confisca di vaste aree
    All'inizio di dicembre il gruppo armato, in lotta con l’esercito di Kinshasa e sostenuto - secondo l’Onu e vari rapporti internazionali - dal Rwanda, che nega però ogni addebito, ha lanciato una nuova offensiva nella provincia: gli ultimi attacchi hanno causato, ha denunciato l’Unicef, uno sfollamento totale di almeno 500.000 persone, di cui 100.000 bambini. «Da Bujumbura e dintorni, così come da Rumonge, le notizie che ci giungono riferiscono delle pessime condizioni in cui vivono i congolesi ammassati nei campi profughi, altri negli stadi e negli spazi aperti, esposti alle intemperie di questo periodo di piogge, senza coperte, cibo, medicine»,
    Seawatch, nave di migranti in difficoltà con tre neonati a bordo. Nel Mediterraneo centrale, tra la Tunisia e Lampedusa. Onde alte fino a 2 metri stanno per colpirla. L'imbarcazione potrebbe naufragare da un momento all'altro. La nave mercantile Estrella è nelle vicinanze e deve reagire, altrimenti le persone rischiano di morire".
    I familiari dei prigionieri politici venezuelani hanno manifestato a Caracas. per chiedere la liberazione dei detenuti in vista delle festività natalizie. I manifestanti hanno denunciato violazioni del giusto processo, il divieto di visite ai detenuti e gli arresti seguiti alle elezioni presidenziali del 28 luglio 2024.
Signore, abbi cura di noi: Kyrie eleison...
Autaci a custodire la speranza

    La Chiesa non li ha mai abbandonati, restando sempre al loro fianco, accanto alla piccola comunità dei cattolici di Gaza che, anche per questo Natale, così come fu per il 2024, riceverà conforto e solidarietà, per la quarta volta dal 7 ottobre 2023, dal cardinale Pierbattista Pizzaballa. 
    Il Papa: la pace non è un'utopia. No al riarmo, si risveglino le coscienze. Il messaggio di Leone XIV per la 59.ma Giornata mondiale della pace sul tema “La pace sia con tutti voi. Verso una pace disarmata e disarmante”. Dal Pontefice una vigorosa denuncia contro la corsa al riarmo in atto nel mondo con le spese militari aumentate nel 2024 del 9,4% rispetto all’anno prima. Poi l'invito ai credenti a vigilare sulla strumentalizzazione della religione per benedire il nazionalismo, la guerra e le lotta armata: "Blasfemia che oscura il nome di Dio"

Per la bontà che abita nel cuore umano e per coloro che si mettono a disposizione del bene, a te la lode e la gloria, o Signore: Maranatha


***

Is 7,10-14 Rm 1,1-7

Mt 1,18-24


18Così fu generato Gesù Cristo:

sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe,

prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo.

19Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente,

pensò di ripudiarla in segreto.

20Mentre però stava considerando queste cose,

ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse:

«Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa.

Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo;

21ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù:

egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».



22Tutto questo è avvenuto perché si compisse

ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:

23Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio:

a lui sarà dato il nome di Emmanuele,

che significa Dio con noi.



24Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore

e prese con sé la sua sposa.

***

Questo racconto dell’Annuncio a Giuseppe è seguito da una semplice nota sulla nascita di Gesù (1,25) ed è preceduto dalla lunga genealogia con i nomi degli antenati da Abramo (padre della fede) fino al promesso sposo di Maria (1,1-17). Questa genealogia termina con una strana espressione, ‘Maria, dalla quale fu generato…’, che cambia in passivo la precedente forma attiva dello stesso verbo, ‘generò’, ripetuto ben 39 volte.

Il nostro brano ha quindi lo scopo primario di spiegare quella variante.



Così fu generato Gesù Cristo.’. Il racconto comincia descrivendo una situazione imbarazzante: Maria, la promessa sposa di Giuseppe, è incinta. La sua verginità è un dato che l’evangelista accetta ed esplicita (vv. 16.18.20), senza farsene problema, perché faceva parte della tradizione cristiana da lui ricevuta (Luca afferma lo stesso con altre espressioni – vedi anche Galati 4,4-5). Se fosse stata sua invenzione, si sarebbe dilungato spiegando il mistero. Egli semplicemente autentica l’esperienza con la citazione scritturistica presa dal profeta Isaia (v. 23) e la presenta come un dono divino.

I matrimoni a quel tempo in Palestina si svolgevano normalmente in due fasi: prima il fidanzamento (cioè l’accordo tra le due famiglie) che aveva valore giuridico di matrimonio stipulato (erano già marito e moglie); poi la coabitazione che finalizzava la nascita della nuova famiglia nucleare, all’interno del clan del marito. È da notare come questo ‘figlio di Dio’ che sta per nascere, non è presentato come un superman, eroe dalle capacità superiori come nella mitologia greca, ma come un normale bambino indifeso (cap. 2).



Giuseppe era uomo giusto’. Per essere giusto secondo la Legge di Mosè, avrebbe dovuto seguire il dettato di Deuteronomio 22,13-24, ossia istruire un processo pubblico per stabilire la verità dei fatti e condannare la colpevole esponendola al pubblico ludibrio e anche alla morte. Preferì invece ricorrere al semplice annullamento privato tra le due famiglie, che scioglieva il vincolo con risarcimento concordato. Per l’evangelista questa è vera giustizia secondo la Buona Novella di Gesù (vedi 5,20). Ci poniamo alcune domande: Giuseppe da chi ha saputo del concepimento? Dalla gente o da Maria? Se da Maria, le ha creduto o no? Matteo non ce lo dice – a noi dare la risposta! Egli semplicemente definisce questo comportamento come giustizia e non come misericordia.



Gli apparve in sogno’. L’annuncio avviene di notte, tempo di oscurità, di dubbi e di paure. L’angelo interviene come fonte di luce e gli affida due compiti: accettare Maria come sposa e dare il nome al bambino, ossia assumersi la responsabilità giuridica ed esistenziale del piccolo, dandogli lo statuto di ‘figlio (= discendente) di Davide’ (vedi 1,1 e anche 21,40-45). Entrambi i compiti vengono spiegati con un oracolo che chiarifica l’identità del bambino: dono di Dio attraverso lo Spirito con un compito salvifico che va ben oltre quello del liberatore guerriero (come Davide). Gesù sarà colui che vince il male morale e sociale del suo popolo (vedi 9,6; 20,28; 26,28).



Tutto avvenne…’. È il commento dell’evangelista che non riguarda solo il concepimento di Gesù, ma l’intero evento della nascita, il quale è compreso come la realizzazione delle promesse di libertà sognate dal profeta Isaia alla nascita del primogenito del re Acaz (cioè Ezechia - Isaia 7: prima lettura della liturgia di questa domenica). Il popolo poi vide in lui la presenza e l’azione di Dio (Emmanuele – vedi 18,20; 28,20). C’è da notare che a quel tempo il re, al contrario di Giuseppe, non credette all’oracolo del messaggero di Dio.



Giuseppe fece…’. Ammiriamo la sua grande disponibilità al cambiamento. È la seconda volta che Giuseppe modifica i suoi progetti: voleva diventare marito di Maria, poi ha deciso di ripudiarla e infine la sposa. ‘Si destò dal sonno’: questa espressione potrebbe anche avere un valore simbolico. Il verbo qui utilizzato è quello che descrive anche la risurrezione e dunque potrebbe significare un inizio di vita nuova, autentica e alla luce di Dio, il quale non ci esime dalle difficoltà e dai problemi, ma ci dà la forza e le capacità di affrontarle secondo il suo disegno, oltre i nostri desideri e aspettative.



Gesù – ci insegna Matteo – è dunque la presenza di Dio nel mondo, il segno reale del suo intervento nella storia umana. E Giuseppe è il modello del giusto evangelico, capace di essere educatore responsabile del Messia. Da notare come nei vangeli (al contrario della tradizione seguente) Maria e Giuseppe sono descritti come giovani: nell’antichità la gioventù non era sempre connessa con la saggezza.

Giovani sconosciuti alla grande storia divengono il terreno fertile in cui si inserisce l’iniziativa divina.



«San Giuseppe dia a tutti noi la capacità di sognare perché, quando sogniamo le cose grandi, le cose belle,

ci avviciniamo al sogno di Dio, le cose che Dio sogna su di noi.

Che ai giovani dia – perché lui era giovane – la capacità di sognare, di rischiare

e prendere i compiti difficili che hanno visto nei sogni.

E ci dia a tutti noi la fedeltà che generalmente cresce in un atteggiamento giusto – lui era giusto –,

cresce nel silenzio – poche parole – e cresce nella tenerezza,

che è capace di custodire le proprie debolezze e quelle degli altri».



Papa Francesco, 20 marzo 2017, Cappella di S. Marta – Città del Vaticano




Dal Sal 23 (24)


Del Signore è la terra e quanto contiene:

il mondo, con i suoi abitanti.

È lui che l’ha fondato sui mari

e sui fiumi l’ha stabilito.


Chi potrà salire il monte del Signore?

Chi potrà stare nel suo luogo santo?

Chi ha mani innocenti e cuore puro,

chi non si rivolge agli idoli.


Egli otterrà benedizione dal Signore,

giustizia da Dio sua salvezza.

Ecco la generazione che lo cerca,

che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.



Ricordiamo davanti a te, o Signore

    Ha raggiunto quota 1.003, il bilancio delle vittime delle alluvioni e delle frane che hanno colpito l’Indonesia, mentre 218 persone risultano ancora disperse,
    Gaza, sempre più vittime per il freddo e la tempesta Byron. Nella Striscia di Gaza almeno 16 morti per il gelo e le forti piogge che stanno devastando i campi profughi nei quali, dall'inizio della guerra, si sono rifugiate migliaia di persone. Bambini e neonati a rischio ipotermia. Intanto, mentre molti degli aiuti umanitari rimangono bloccati, continuano i raid israeliani nonostante la tregua.
    Iran, nuovo arresto per la premio Nobel Mohammadi. L’attivista iraniana, simbolo della lotta per i diritti delle donne, è stata fermata a Mashad mentre partecipava alla cerimonia di lutto per Khosrow Alikordi, un importante avvocato per i diritti umani la cui recente morte ha suscitato l'indignazione dell'opinione pubblica.
    Sono almeno 33 i morti e oltre 50 i feriti provocati dall’ennesimo attacco aereo sul Myanmar. Dal 2021, anno del colpo di Stato in Myanmar, più di 400 strutture sanitarie sono state distrutte o rese inagibili, mentre oltre 240 scuole sono state colpite dai bombardamenti o trasformate in basi militari.
    Non si ferma il bilancio della drammatica escalation al confine tra Thailandia e Cambogia: nelle ultime 24 ore sono stati registrati almeno 13 morti e oltre 100 feriti, mentre più di mezzo milione di civili è stato costretto a lasciare le proprie case.
    Sant’Egidio: in Italia crescono povertà e solitudine. Il 10% della popolazione è indigente e oltre 1,28 milioni di loro sono minori. E mentre gli affitti schizzano alle stelle, 100.000 case popolari potrebbero essere assegnate.. La Comunità di Trastevere ha presentato la nuova edizione della guida “Dove mangiare, dormire, lavarsi”, fornendo dati allarmanti sulla situazione.
    Sono 67 i giornalisti uccisi nel mondo in un anno, di cui quasi la metà nella Striscia di Gaza "sotto il fuoco delle forze israeliane". Lo rende noto Reporter senza frontiere nel suo bilancio annuale pubblicato oggi.
    Resta grave il bilancio di perdite di vite umane, con oltre 1.700 morti sulle rotte migratorie mediterranee che partono dal continente africano in direzione della Fortezza Europa. Al conto, occorre ricordarlo perché sfugge alla pur sommaria contabilità ufficiale, mancano i morti nel deserto del Sahara, che sono stimati dagli esperti essere un numero equivalente a quelli che hanno perso la vita tra i flutti.

Signore, abbi cura di noi: Kyrie eleison...
Autaci a custodire la speranza

    A Roma, Caritas Internationalis ha premiato sei iniziative comunitarie guidate da donne con il Women Weavers of Hope Award, un riconoscimento conferito nell’Anno Giubilare 2025 a progetti che rafforzano la speranza, la coesione sociale e la dignità umana in contesti di particolare vulnerabilità. Tra le iniziative premiate figura anche Fili di Pace, il progetto delle Suore Missionarie Comboniane a sostegno delle donne beduine della Cisgiordania, insieme a progetti provenienti da Bangladesh, Sierra Leone, Marocco, Malawi, Perù e Antille. 
    Un menù di speranza e fraternità, 80 "poveri di San Pietro" a pranzo in parrocchia. A San Gregorio VII, a due passi dalla Basilica Vaticana, uomini e donne indigenti legati a L’Osservatore di strada hanno pranzato insieme: un momento di serenità a persone in difficoltà. "Invitiamo alla cena di Natale una famiglia povera o anche solo una persona sola". Per il Pontefice, la povertà – materiale ed esistenziale – resta "un’urgenza non rinviabile", come richiamato anche nell’Esortazione apostolica Dilexi te.

Per la bontà che abita nel cuore umano e per coloro che si mettono a disposizione del bene, a te la lode e la gloria, o Signore: Maranatha


***


Is 35,1-6a.8a.10 Gc 5,7-10

Mt 11,2-11


2Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo,

per mezzo dei suoi discepoli mandò 3a dirgli:

«Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?».

4Gesù rispose loro:

«Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete:

5i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati,

i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo.

6E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».


7Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle:

«Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento?

8Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso?

Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re!

9Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta.

10Egli è colui del quale sta scritto:

Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero,

davanti a te egli preparerà la tua via.

11In verità io vi dico:

fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista;

ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui».


***


Giovanni, in carcere, mandò a dirgli…’. La domanda formulata dal Battista è basata su informazioni che ha ricevuto da altri. Egli appare principalmente interessato a capire la missione del Nazareno in riferimento a quelle che erano le sue aspettative messianiche, che abbiamo già visto esplicitate domenica scorsa in Matteo 3,11-12: un giudice inviato da Dio a stabilire con forza il suo Regno. Il problema emerge secondo due prospettive: la prima riguarderebbe l’idea di messianismo politico che anche il Battista abbracciava, ma che Gesù non sembra accogliere; la seconda si riferirebbe invece alla mancanza di quella religiosità ritenuta conforme agli schemi del giudaismo del tempo, (farisei, sadducei, Qumran), che Gesù non professa.


Gesù rispose’. Gesù non risponde direttamente alla domanda col parlare della sua identità, ma descrive ciò che sta facendo e che i discepoli di Giovanni possono vedere e udire. Qui troviamo un riferimento ai capitoli 8-9 del vangelo (i racconti dei prodigi da lui compiuti) e al Discorso della montagna (capp. 5-7). Tale rimando invita noi, lettori e lettrici, a ricordare ciò che è già stato narrato. Qui l’evangelista utilizza una citazione presa dal libro di Isaia (Is 35,5-6 e 61,1) che contiene le promesse per l’era messianica. Gesù è descritto come colui che mostra l’intervento di Dio in favore degli ultimi dell’umanità, con azioni evidenti nella loro concretezza e nella loro valenza sociale. Questo dovrebbe bastare per chiarire e convincere che è il Messia.


E beato colui…’. Gesù ipotizza un possibile disorientamento di fronte alla sua persona e attività, dato il suo diverso modo di agire per la gente che lo vede e lo ascolta. Ma, se le si sa accettare e comprendere come disegno di Dio, allora si entra nella sua mentalità e si parteciperà della beatitudine già espressa all’inizio del Discorso della montagna (vedi 5,1-12). L’atteggiamento di Giovanni Battista qui non viene biasimato né condannato, anzi, trova la sua risposta, perché i suoi dubbi (come anche i nostri), se indirizzati alla ricerca della verità, sono punto di partenza per poi raggiungerla. In fondo, ciò che Gesù chiede è la capacità di fare esegesi della realtà alla luce della Parola di Dio. È interessante notare come Matteo non ci informi riguardo alla reazione finale del Battista: sarà rimasto soddisfatto della risposta? Avrà accettato la messianicità diversa di Gesù? A Matteo questo non importa, ma importa il coinvolgimento dei lettori, che sono invitati a dare la loro risposta.


Gesù si mise a parlare alle folle’. Con l’immagine delle canne presenti nei luoghi dove Giovanni battezzava, Gesù vuole indicare che egli non era la persona incline a cambiare opinione a seconda delle circostanze per essere popolare (v. 7). E neppure la persona sofisticata che viveva alla ricerca del lusso e all’ombra dei potenti, un profeta di corte stipendiato dai signori (v. 8). Qui Gesù si riferisce implicitamente al palazzo-fortezza di Erode a Macheronte, dove il Battista era prigioniero. L’identità del precursore si trova in un’altra citazione biblica (Malachia 3,1 e 3,23-24), cui Gesù fa riferimento: si tratta di una persona fondamentale nella storia del popolo di Dio. È colui che prepara la via del Messia con la sua predicazione, il suo stile di vita, il suo gruppo di discepoli, la sua testimonianza di sofferenza e la sua morte.


In verità (amen) vi dico…’. La sentenza finale (v. 11) incomincia con un amen, che conferisce un tono solenne a quanto sta per dire, ma che al lettore sembra un’esagerazione, nella contrapposizione fra grande e piccolo. Gesù non vuole minimizzare la figura di Giovanni battista, ma il suo intento è quello di esaltare coloro che credono in lui e che sono già partecipi del Regno di Dio, anche se inconsciamente.


Concludendo, possiamo dire che Giovanni, anche se non ha mai compiuto prodigi, è il più grande nel passato, grazie al suo impegno nel realizzare ciò che Malachia aveva preannunciato tre secoli prima di lui: un cambiamento d’epoca. Ma la presenza di Gesù rende presente il Regno di Dio e coloro che accolgono il suo messaggio ricevono una nuova dignità, quella di essere i piccoli e i beati che Matteo ha descritto nel Discorso della montagna e di cui parlerà anche nei capitoli 18 (il discorso sulla comunità) e 25 (la parabola delle pecore e dei capri).

Dal Sal 145 (146)


Il Signore rimane fedele per sempre

rende giustizia agli oppressi,

dà il pane agli affamati.

Il Signore libera i prigionieri.


Il Signore ridona la vista ai ciechi,

il Signore rialza chi è caduto,

il Signore ama i giusti,

il Signore protegge i forestieri.


Egli sostiene l’orfano e la vedova,

ma sconvolge le vie dei malvagi.

Il Signore regna per sempre,

il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione.

 

Meditazione Domenica II Avvento A

  


Ricordiamo davanti a te, o Signore
    

    Gaza. Nuove violazioni della tregua: sei i morti accertati, tra cui due bambini, a seguito del bombardamento dell'Idf sulle tende di sfollati a Khan Younis. Dall'inizio della tregua tra Hamas e Israele sono 354 le persone rimaste uccise e 906 quelle ferite nei raid e in quelle che l'Onu definisce "esecuzioni sommarie". I morti superano quota 70mila.
    Piogge torrenziali monsoniche associate a diversi cicloni tropicali, hanno provocato inondazioni, frane e smottamenti principalmente sull’isola di Sumatra, in Indonesia, ma anche in Sri Lanka, Thailandia e Malaysia. Il bilancio totale di queste ore è di oltre 1.500 morti e più di 1.000 persone ancora disperse a causa delle alluvioni. 
    Un'altra giornata di mobilitazione e proteste a Genova con il corteo per lo sciopero generale dei lavoratori metalmeccanici dell'ex-Ilva contro il fermo di tutti gli impianti. In piazza i lavoratori di tutte la grandi fabbriche del capoluogo ligure in solidarietà. "Stiamo scioperando per la dignità del lavoro".
    Giornata Internazionale sulla Disabilità: una riflessione del nostro amico Antonino.Ogni anno, il 3 dicembre si ripete la celebrazione della Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità. Tuttavia, al di là dei convegni, delle foto di rito e dei comunicati dai toni encomiastici, persiste un equivoco di fondo: la disabilità continua a essere rappresentata come condizione “altra”, separata dal resto della società, come se riguardasse solo una minoranza da assistere e proteggere. Dietro le parole di solidarietà, permane una narrativa che vede la persona con disabilità come “figlia di un dio minore”, un soggetto fragile da accogliere più per pietà che per riconoscimento di pari cittadinanza.
Questa visione contrasta profondamente con la definizione proposta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, secondo cui la disabilità è il risultato dell’interazione tra le limitazioni individuali e le barriere sociali, ambientali e culturali. In tale prospettiva, la disabilità non appartiene a “qualcuno”, ma riguarda potenzialmente chiunque nel corso della vita. È un’esperienza universale, incastonata nella condizione umana e nel nostro modo di organizzare gli spazi, i servizi, le relazioni.Finché continueremo a celebrare la disabilità come un tema “speciale”, senza interiorizzare questo principio di universalità, ogni iniziativa di inclusione resterà parziale, confinata in un linguaggio di eccezione. La vera maturità civile si misurerà solo quando la Giornata della Disabilità non sarà più un’occasione straordinaria, ma un richiamo quotidiano a costruire ambienti, politiche e culture realmente accessibili a tutte le persone.

Signore, abbi cura di noi: Kyrie eleison...
Autaci a custodire la speranza

    Migranti, dieci anni di soccorsi nel Mediterraneo: 180 mila persone salvate dalle Ong.  Le operazioni di Search and Rescue in mare sono operazioni umanitarie. È quanto ribadisce la presidente di Emergency, “Quello che la politica deve fare è garantire canali sicuri d’ingresso in Europa”.
    All'incontro annuale con i ministri della Giustizia di varie nazioni dal titolo “No Justice Without Life” ("Non c'è giustizia senza vita"), il presidente della Comunità di Sant'Egidio ha rilanciato l'appello a una moratoria internazionale delle esecuzioni capitali. "Per esercitare la giustizia non c’è bisogno di strappare la vita di nessuno. La vera giustizia non toglie mai la vita, ma è sempre a favore della vita".

Per la bontà che abita nel cuore umano e per coloro che si mettono a disposizione del bene, a te la lode e la gloria, o Signore: Maranatha


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Is 11,1-10, Rm 15,4-9

Mt 3, 1-12

1 In quei giorni venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea 2dicendo: "Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!". 3Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaia quando disse:

Voce di uno che grida nel deserto:

Preparate la via del Signore,

raddrizzate i suoi sentieri!

4E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico. 5Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui 6e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. 7Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: "Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all'ira imminente? 8Fate dunque un frutto degno della conversione, 9e non crediate di poter dire dentro di voi: "Abbiamo Abramo per padre!". Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. 10Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. 11Io vi battezzo nell'acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. 12Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile".


Nel Vangelo secondo Matteo la predicazione di Giovanni Battista assomiglia a quella che Gesù più tardi praticherà (cf. 4,17) e a quella che i discepoli saranno chiamati a praticare (cf. 10,7). Si può dunque pensare che Gesù prenda dal suo precursore alcuni temi, per poi svilupparli in maniera diversa.


venne Giovanni il battista’. Giovanni Battista appare improvvisamente nel vangelo e la sua predicazione è ambientata nel di Giuda, luogo che richiama il cammino del popolo di Dio dopo la liberazione dalla schiavitù egiziana. Quello fu un tempo necessario per un autentico ritorno a Dio: dall’essere, atteggiarsi e comportarsi da schiavi, per vivere come figli e figlie, liberi di credere e di adorare il Signore.

La conversione qui non è semplice attività penitenziale, ma è strettamente legata alla presenza del Regno dei cieli, concetto tipicamente giudaico, che esprime la regalità di Dio, ossia una realtà dinamica, efficace, operativa, la sua presenza nel mondo. Convertirsi allora diventa un cambiamento prodotto dall’incontro con un progetto divino che sorpassa le aspettative umane.


preparate la via del Signore’. La citazione del profeta Isaia (40,3) ci richiama il fatto che di fronte a questa iniziativa divina occorre una risposta umana (preparargli una strada), cioè, accogliere ed impegnarsi nell’andare incontro alle esigenze che questa presenza divina comporta. Siamo nella dinamica dell’alleanza, in cui ad un intervento divino si reagisce con una decisione di fedeltà. Giovanni è il primo testimone di questo impegno concreto, visibile nel suo stile di vita essenziale che rivela la supremazia di Dio su tutto. È una scelta radicale di povertà e precarietà e di servizio al progetto di Dio. La popolarità del Battista, attestata da varie fonti storiche, è basata su questa sua esperienza di vita coerente con i valori in cui egli crede.


si facevano battezzare’. Quel gesto non era semplicemente un atto religioso di purificazione, ma aveva anche un forte valore sociale. Per il popolo di Dio significava tornare alle fonti della loro fede, perché si trattava di un pellegrinaggio sui luoghi dove gli antichi erano entrati nella terra promessa. Scendere nella valle del Giordano e bagnarsi nelle sue acque significava rifare quell’esperienza di passaggio (esodo) per tornare rinnovati (lavati) e tentare di ricostruire quella società ideale sperimentata nel deserto: un Dio vicino, amico provvidente e fedele che accompagnava una comunità egalitaria e solidale. In altre parole, Giovanni non voleva che le persone rimanessero nel deserto come lui faceva, ma che tornassero nel loro contesto di vita, quotidiano ed ordinario, rinnovate e consapevoli del valore sociale e relazionale che quel gesto comportava.


disse loro…’. Ciò che segue è un esempio del contenuto della predicazione di Giovanni. Innanzitutto, egli si rivolge ai sadducei e ai farisei, due gruppi di spicco del giudaismo del tempo. Il suo tono è duro e fortemente critico, probabilmente perché non venivano per farsi battezzare, ma per vedere e controllare il suo operato (cf. 21,25-32). Le immagini utilizzate – vipere e alberi che non danno frutto – indicano un giudizio pesantemente negativo, a cui seguirà l’ira che Dio manifesta attraverso il fuoco e l’abbattimento degli alberi.

La vera conversione non è questione di riti, abluzioni o parole, ma di opere. I figli di Abramo sono tutti coloro che appartengono al popolo di Dio ma, per esserlo, è necessario compiere vere opere di giustizia. Infatti, Dio può ricreare il suo popolo a suo piacimento. Nella lingua originale di Gesù, questo discorso risulta ancora più incisivo grazie al gioco di parole: figli si dice ‘benayà’ e pietre ‘abnayà’, affermando così che le pietre hanno più possibilità di salvezza dei credenti di stretta osservanza.

Il Battista presenta dunque un’immagine di un Dio adirato per il peccato generalizzato: Egli è il giusto giudice che punisce chi non si converte. L’idea di Messia soggiacente è quella di un nuovo Davide che ristabilisce la giustizia ed elimina il male senza pietà. Queste sue convinzioni verranno scosse quando Giovanni dovrà confrontarsi con il messianismo di Gesù, la cui predicazione non muoverà dalla giusta collera di Dio, ma dal suo amore per i poveri e gli emarginati (cf. 11,2-11). In questo caso, egli ricalca perfettamente il cliché dei profeti del passato.


io vi battezzo…’. La seconda parte dell’insegnamento del Battista riguarda colui che deve venire. Si riscontrano qui due temi, il primo legato al significato della qualificazione più forte; il secondo si riferisce al battesimo in Spirito santo e fuoco. L’espressione dopo di me può essere intesa in senso temporale o di sequela, introducendo l’idea del discepolo che diventa maestro. In entrambi i casi, Gesù è presentato come superiore a Giovanni Battista (cf. cap. 11): egli è più forte in riferimento alla capacità trasformante che porta con sé.

Sul particolare dei sandali, si suppone che ci si riferisca all’immagine dei rabbini che, nonostante il divieto della tradizione rabbinica, si facevano servire dai loro discepoli come se fossero degli schiavi.

Per quanto riguarda il tema del battesimo, la differenza tra quello di Giovanni e quello di Gesù è fondamentale per Matteo. Egli scrive a cristiani provenienti dal giudaismo, per i quali Gesù è il Messia atteso. Il Battista predica ed esorta a compiere un’immersione che ha come obiettivo la purificazione per la conversione dal male. Il battesimo cristiano è invece immersione e vita nuova grazie al Signore morto e risorto; è un atto, potremmo dire, energizzante, perché operato nello Spirito di Gesù che fa essere nuova creatura.

Il fuoco, elemento ripetuto per tre volte in questi versetti, simboleggia la presenza dello Spirito. Spirito e fuoco potrebbero venire intesi come un’endiadi, da leggere in questi termini: Spirito infuocato oppure fuoco spirituale. Anche i profeti della Bibbia ebraica parlavano dello Spirito di Dio come realtà purificatrice, insieme all’acqua e al fuoco.


La funzione del racconto è dunque quella di presentare la figura di Giovanni Battista che, come Gesù, ebbe modo di scontrarsi con farisei e sadducei sulla questione della conversione. Ricordando questi fatti, Matteo intende anche denunciare e condannare una certa mentalità presente nella sua comunità di credenti in Cristo. D’altra parte, questo brano invita ad essere, come il Battista, comunità profetica nel deserto delle situazioni umane e sociali, annunciando la presenza e il messaggio di Gesù, soprattutto con la coerenza di chi ha compreso come Dio abbia un progetto di giustizia e pace per tutta l’umanità.


Dal Sal 71 (72)


O Dio, affida al re il tuo diritto,

al figlio di re la tua giustizia;

egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia

e i tuoi poveri secondo il diritto.


Nei suoi giorni fiorisca il giusto

e abbondi la pace,

finché non si spenga la luna.

E dòmini da mare a mare,

dal fiume sino ai confini della terra.


Perché egli libererà il misero che invoca

e il povero che non trova aiuto.

Abbia pietà del debole e del misero

e salvi la vita dei miseri.


Il suo nome duri in eterno,

davanti al sole germogli il suo nome.

In lui siano benedette tutte le stirpi della terra

e tutte le genti lo dicano beato.

Meditazione Domenica I Avvento A



Ricordiamo davanti a te, o Signore

Sudest asiatico, imperversa la tempesta tropicale Senyar: oltre 240 vittime. In Indonesia, in Malesia e in Thailandia si registrano centinaia di morti ma anche migliaia di persone isolate e intrappolate, ed evacuate in scuole e rifugi. Ponti danneggiati e strade interrotte dai detriti delle frane complicano i soccorsi

Cisgiordania, l'esercito israeliano prende d'assalto città e villaggi. Continuano i pesanti attacchi militari a Tubas, Tamun e Aqaba, in Cisgiordania, da parte dell'esercito israeliano che proprio ieri aveva annunciato una nuova vasta operazione "antiterrorismo". Arrestate già oltre 100 persone, 25 i feriti. Ancora raid anche su Gaza: altri due morti registrati

In Libano tregua sempre a rischio. I timori per una nuova escalation militare. Il pesante raid israeliano di domenica su uno dei sobborghi meridionali di Beirut riaccende i timori per una nuova escalation militare. "La popolazione è di nuovo in ansia, ma questi attacchi non sono giunti inattesi". Anche a Gaza ancora bombe e morti

Unesco, le montagne in Messico hanno perso l'80% del ghiaccio. 'Situazione allarmante per la stabilità degli ecosistemi'. In America Latina e nei Caraibi, una regione in cui le montagne generano più acqua per unità di superficie che in qualsiasi altra parte del pianeta, la situazione è poi particolarmente complicata, Molti ghiacciai sono scomparsi o sono in procinto di farlo, con ripercussioni sulla produzione agricola di alto valore e sulla generazione di energia idroelettrica.

Il rapporto delle Nazioni Unite, diffuso in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, mette in luce le conseguenze più devastanti della violenza di genere: ogni 10 minuti lo scorso anno una donna da qualche parte nel mondo è stata uccisa. In totale sono circa cinquantamila le vittime di femminicidio in dodici mesi, il 60 per cento delle quali, secondo l’indagine, è stata vittima di partner o parenti come padri, zii, madri e fratelli.

Caracas, protesta davanti all'Onu per le 180 detenute politiche. La manifestazione nella Giornata contro la violenza di genere. "Abbiamo alzato la voce per le donne detenute, vittime di violenza istituzionale, trattamenti crudeli, sparizioni forzate, negazione delle cure mediche e rappresaglie perpetrate dagli organi dello Stato"

COP30 brasiliana: lo stop ai combustibili fossili segna il passo. La delusione degli esponenti dei popoli indigeni e del Sud Globale: “Senza il coinvolgimento e la partecipazione delle popolazioni non ci sarà soluzione alla crisi climatica”. Nelle sue dichiarazioni il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, ha definito come “negligenza mortale” l’atteggiamento di alcuni stati nel non impegnarsi a mantenere il limite di riscaldamento del pianeta a 1,5 gradi, che invece “deve rimanere la linea rossa dell’umanità”.

Signore, abbi cura di noi: Kyrie eleison...

Aiutaci a custodire la speranza

Il Papa a Nicea: il mondo chiede riconciliazione. Mai la religione è per la guerra. Nicea è legata al primo Concilio della storia della Chiesa. Quello che aveva riunito l’intera cristianità nel 325 per volere dell’imperatore Costantino. Quello in cui tutte le Chiese si riconoscono ancora per il Credo che qui è stato scritto.

RD Congo. Semi di Pace, un faro di speranza nel buio di Mikondo. "La scuola è il grande faro di speranza che illumina Mokondo: un quartiere da “inferno dantesco” dove prostituzione e violenza sono all’ordine del giorno". In questa zona vivono centinaia di famiglie con gravi difficoltà economiche e questa scuola è il loro punto di riferimento in tutti i sensi. Per tante persone, infatti, l’istruzione costituisce il vero processo di liberazione dai rischi dello sfruttamento, della povertà e dell’emarginazione sociale

Somalia, sensibilizzazione e dialogo contro la piaga delle mutilazioni genitali femminili. Nel Puntland, uno dei cinque Stati federati del Paese africano, il 70% delle bambine con meno di 9 anni è stata sottoposta alla pratica. Per contrastare questo tipo di violenza, Cefa - Il seme della solidarietà ha realizzato due iniziative Libere! e Free.“Ci sono stati dei passi in avanti. Gli uomini chiamati in causa nelle nostre iniziative hanno compreso l’importanza della questione e sono consci della loro responsabilità".

Per la bontà che abita nel cuore umano e per coloro che si mettono a disposizione del bene, a te la lode e la gloria, o Signore: Maranatha

Verbo di Dio, Parola creatrice, vieni e fa' di noi la tua casa vivente. Amen



Is 2,1-5 Rm 13,11-14a

Mt: 24,37-44


[Gesù disse ai suoi discepoli:]

37Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo.

38Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano,

prendevano moglie e prendevano marito,

fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca,

39e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti:

così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo.


40Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato.

41Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.


42Vegliate, dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà.

43Cercate di capire questo:

se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro,

veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa.

44Perciò anche voi tenetevi pronti

perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo.

***

Il vangelo, che la liturgia di questa prima domenica di Avvento ci presenta, fa parte del discorso escatologico (Matteo 24,4 – 25,46), l’ultimo discorso fatto da Gesù nel Vangelo secondo Matteo, che riguarda gli eventi ultimi della storia umana. Ma non si tratta di un semplice preannuncio della fine, ma una profezia che concerne il fine della storia, cioè la descrizione del progetto di Dio per l’umanità. Questo discorso precede immediatamente le due parabole del cap. 25: le dieci vergini (25,1-13) e i talenti (25,14-30), con il cosiddetto giudizio finale (25,31-46). In 24,3 i discepoli avevano chiesto quando arriverà la parusia, cioè quando avverrà il giorno del giudizio con la manifestazione piena della volontà di Dio - di condanna o di salvezza - e quali saranno i segni premonitori. In 24,27.36, Gesù risponde che avverrà improvvisamente: ci saranno segni nel cielo che i discepoli potranno percepire e cogliere nel loro significato profetico (24,33). In questo brano di inizio avvento, viene proposto il tema dell’attenzione e dello stare pronti, questione che sarà poi ulteriormente chiarificata dal seguito del discorso nel cap. 25.


come furono i giorni di Noè’. Gesù descrive la venuta del Figlio dell’Uomo attraverso un paragone con il diluvio dei tempi di Noè, precisando in tal modo le caratteristiche di una tale venuta, che si presenta come: universale (includerà tutti), imprevedibile (nessuno sa quando), inevitabile (nessuno potrà sfuggirvi).

Interessante appare la precisazione fatta sullo stile di vita di quel tempo lontano: ‘mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito’. Benché quanto presentato non abbia un connotato negativo o peccaminoso, vi trapela una certa noncuranza, un’incapacità di vedere i segni premonitori del diluvio, celati nella violenza e nel disordine disgustoso che pervadeva la terra e che portò alla decisione di Dio di sterminare tutto ciò che aveva creato.

Si coglie, qui, l’invito a vivere la vita con senso, accorgendosi di quanto accade, di ciò che avviene. Ciò significa riscoprire nell’oggi la presenza dell’azione divina.

Un altro interessante aspetto qui suggerito è quello della presenza del maschile e del femminile che così descrive l’umanità tutta intera, pienamente ed ugualmente responsabile.


allora due uomini… due donne’. Sono due esempi di normale occupazione, che potremmo definire maschile e femminile e che risultano alquanto enigmatici: perché uno/a verrà preso/a e l’altro/a lasciato/a? Potrebbe trattarsi di un passivo divino, ma a quale scopo? I due versetti ci invitano forse a guardare al giudizio finale come salvezza o dannazione? In realtà, una tale frase così raddoppiata potrebbe riferirsi ad una sciagura naturale simile a quella del diluvio: c’è chi ne rimarrà vittima e chi si salverà. Tale lettura è confermata dal fatto che non c’è alcuna nota morale nella descrizione dei lavori, nei campi e alla macina: l’importante è essere preparati. Noè si è salvato perché si era organizzato, costruendo l’arca, il mezzo per la salvezza. La sciagura crea divisione e l’arbitrarietà degli eventi, specialmente quando sono negativi, riscontra una sola possibile soluzione: essere pronti, perché la separazione che avverrà nel giorno del Figlio dell’Uomo sarà certa e definitiva.


vegliate…’. Si può notare come il Figlio dell’Uomo diventi qui il vostro Signore: l’immagine è dunque positiva e sottolinea il legame voluto prima di tutto da Gesù stesso. Il vegliare rimanda all’immagine della sentinella, metafora di coloro che, svegli e attenti, sanno percepire gli interventi di Dio nella storia.

Segue la parabola del padrone alle prese con il ladro, e ci si potrebbe chiedere come mai Gesù utilizzi un’immagine negativa per descrivere della venuta del Figlio dell’Uomo. L’aneddoto potrebbe riguardare un fatto di cronaca che Gesù riprende ed utilizza, come spesso accade con le parabole. Qui si sottolinea che la vigilanza deve essere impegnativa e continua.


Gesù, dunque, ci invita a vegliare, cioè ad essere pronti. Questo non significa un atteggiamento di ansia o di paura, ma di attenzione e responsabilità. Gesù ci vuole mettere di fronte alla realtà dei fatti che possono avvenire e all’importanza dell’uso del tempo e delle occasioni a disposizione. Vigilare non è tremare di paura, ma aspettare come l’amministratore saggio a cui il padrone ha affidato la sua casa (Mt 24,45-47) e che si dà da fare; o come le ragazze che attendono la venuta dello sposo e che, anche se si addormentano, sono responsabilmente pronte ad accoglierlo per fargli festa (Mt 25,1-13).

Vigilare è l’atteggiamento della mamma incinta che aspetta per nove mesi, si prepara e prepara un luogo accogliente per la venuta del bimbo o della bimba che nascerà.



Dal Sal 121 (122)


Quale gioia, quando mi dissero:

«Andremo alla casa del Signore!».

Già sono fermi i nostri piedi

alle tue porte, Gerusalemme!

È là che salgono le tribù,

le tribù del Signore,

secondo la legge d’Israele,

per lodare il nome del Signore.

Là sono posti i troni del giudizio,

i troni della casa di Davide.

Chiedete pace per Gerusalemme:

vivano sicuri quelli che ti amano;

sia pace nelle tue mura,

sicurezza nei tuoi palazzi.

Per i miei fratelli e i miei amici

io dirò: «Su di te sia pace!».

Per la casa del Signore nostro Dio,

chiederò per te il bene.