Meditazione IV domenica di Pasqua B

 

Ricordiamo davanti a te, o Signore

  • Gerusalemme: scontri nella città vecchia dopo la preghiera islamica del venerdì
    In serata dalla Striscia di Gaza lancio di razzi in territorio israeliano. Preoccupazione degli Stati Uniti per la possibile escalation delle violenze.

  • Covid: in India il tasso di infezione più alto del mondo. Preoccupazione massima per il Paese asiatico dove in tre giorni si sono registrati un milione di contagi e gli ospedali sono al collasso. Il premier britannico invierà ventilatori e dispositivi medici.

  • Migranti: ennesima strage al largo delle coste libiche, i morti potrebbero essere 170
    Una strage annunciata quella avvenuta giovedì 22 aprile.

  • Europa, 18mila minori stranieri non accompagnati spariti in tre anni. Per molti di questi ragazzini e ragazzine, il destino è segnato da sfruttamento sessuale e lavorativo.

  • In Somalia migliaia di persone potrebbero dover migrare a causa di siccità e alluvioni dovute ai cambiamenti climatici.

  • Ciad: scontri tra esercito e ribelli a 300 km dalla capitale, centinaia le vittime.

  • Kuwait: decine in piazza contro violenza sulle donne dopo il caso di una giovane mamma rapita e uccisa.

  • Il sottomarino scomparso al largo della costa di Bali con 53 persone a bordo è affondato: lo hanno comunicato le autorità indonesiane, dopo avere recuperato oggetti e detriti dall'interno del sommergibile.


Signore, abbi cura di noi: Kyrie eleison...


Aiutaci a custodire la speranza. Ti rendiamo grazie, Signore.

  • Si è celebrata il 22 aprile, in tutto il mondo la Giornata della Terra. Ristabilire un rapporto sostenibile con il creato, questo l’obiettivo che la comunità internazionale sta perseguendo.

  • La creatività di 60 giovani artisti di 24 città del mondo vince i lockdown: hanno organizzato il Nextus Festival, iniziativa on line che li vede suonare insieme nei fine settimana fino al 9 maggio in concerti che sono qualcosa di più di semplici dirette streaming. Un motivo di rinnovata fiducia in tempi difficili.

  • Beatificati i 10 martiri uccisi in ‘odio alla fede’ in Guatemala. Il vescovo della diocesi di Quiché, monsignor Rosolino Bianchetti, spiega come il loro sacrificio sia di ispirazione alla costruzione di un Paese unito di fronte alle minacce del tempo presente come povertà, sfruttamento e migrazione forzata. Per il popolo guatemalteco sono modelli di fede e di coraggio.

  • Don Tonino Bello. Molfetta ricorda il suo vescovo a 28 anni dalla morte. Messa in Cattedrale e giovedì 22 aprile un Convegno sul suo magistero. A maggio il “Premio letterario Don Tonino Bello”.

  • Più di 250 ong hanno chiesto con urgenza ai governi internazionali di aumentare gli aiuti. Fino a 270 milioni di persone stanno soffrendo una grave insicurezza alimentare quest’anno, con milioni di persone che “sono sull’orlo della carestia”.

Per la bontà che abita nel cuore umano e per coloro che si mettono a disposizione del bene, a te la lode e la gloria, o Signore: Gloria in excelsis


Signore Gesù, sposo e amico dell'umanità, che vuoi per ciascuno di noi un rapporto fondato unicamente sull'amore leale, liberaci dalla religione delle paure e degli obblighi. Chiunque ha un ministero di guida nella tua Chiesa, abbandoni ogni segno di umano potere e la sua sia un'autorevolezza di limpido spirito di servizio, per aiutare le donne e gli uomini, i piccoli e i grandi di ogni tempo ad ascoltare la tua voce che ci guida verso i pascoli della gioia e della libertà. Amen



Atti 4, 8-12

In quei giorni, Pietro, colmato di Spirito Santo, disse loro:
«Capi del popolo e anziani, visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato a un uomo infermo, e cio
è per mezzo di chi egli sia stato salvato, sia noto a tutti voi e a tutto il popolo d’Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi risanato.
Questo Ges
ù è la pietra, che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventata la pietra dangolo.
In nessun altro c’
è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati».


La citazione del Salmo 117,22 “Egli è la pietra respinta da voi costruttori, che è divenuta testata d’angolo” è la parabola dell’azione di Dio: assumendo in proprio la vicenda di Gesù, Dio ha scelto ciò che gli uomini hanno scartato. Sarà sempre così! Un altro pensiero suggerisce questo versetto del salmo: in Gesù, Dio costruisce un nuovo tempio. È la fine della religione e l’inizio della relazione, la relazione di alleanza con Dio.

Il “nome” è il cammino che diventa efficace perché altri come lo possono percorrere. Si tratta di un’affermazione che Pietro sostiene di fronte all’autorità religiosa. La qualcosa può anche assumere il senso di una solenne dichiarazione: D’ora in poi l’unica autorità che riconosco è quella di Gesù di Nazareth.

Il segno dell’efficacia di questa novità è un paralitico guarito, in piedi, anche lui, possiamo dire, risorto come Gesù. Il nome di Gesù è l’efficacia della risurrezione nelle vicende degli uomini e delle donne che aderiscono al suo cammino.


1Gv. 3,1-2

Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui.
Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ci
ò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.

Gv. si rivolge ai lettori con l’invito a guardare. Chi guarda porta l’attenzione su una determinata realtà. Si sofferma a considerare. “Guardate quale amore!”. Occorre scoprire una certa qualità di amore. È un invito che ci sospinge oltre lo scontato perché in questo amore da considerare è presente un aspetto sorprendente, ossia una promessa che ha a che fare ancora con lo sguardo: “Lo vedremo…”. Entrare nella visione è ciò che fa la differenza tra ciò che eravamo, ciò che siamo e quello che saremo. È come il disvelarsi di un percorso.

Ciò che, a detta di Gv., va considerato è un circuito d’amore nel quale avvertiamo di essere nella condizione di figli, cioè non sudditi! È una condizione sulla quale va esercitata una certa vigilanza perché non venga meno.

Guardate e vedremo, siamo e saremo è la scansione dei verbi. Quello che ci permetterà d’essere in pienezza non è quanto avremo realizzato di nostra iniziativa, ma il Volto che contempleremo, ossia i tratti veri dell’amore, della tenerezza, della bontà per l’umanità.

Si tratta di un messaggio che ancora una volta introduce una distinzione, opposizione, tra la religione e la relazione. A Dio ti puoi rapportare attraverso la mediazione di un apparato religioso, con i suoi obblighi, dogmi, codici, riti, riferimenti autorevoli ecc. e allora sei suddito. In questo caso appartieni al “mondo che non ha conosciuto Dio” perché non ne ha fatto esperienza. Oppure puoi essere figlio, vale a dire partecipe di quel circuito di amore per riversare verso gli altri la stessa tenerezza di Dio.


Gv. 10, 11-18

 Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono  vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, cos
ì come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.
Per questo il Padre mi ama: perch
é io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».


Il contesto del Capitolo 10 è dato dal clima di confronto teso con i rappresentanti dell’istituzione religiosa ufficiale giudaica. In rapporto al loro modo di intendere Dio, Gesù introduce un cambiamento profondo.

Possiamo sinteticamente distinguere due modi di intendere l’esperienza religiosa:

  • Quello dei rappresentanti ufficiali, sostanzialmente senza amore né per Dio, né per l’uomo, ma tutto è proteso a salvaguardare le forme per consolidare la propria posizione di interesse o di privilegio. In questa prospettiva è chiaro che le persone vengono asservite.

  • Quello di Gesù. Fondato sull’amore, anzi, radicato nella sorgente stessa dell’amore. È chiaro che la prospettiva risulta totalmente differente rispetto all’altra.

Nell’A.T. Jhwh era il Pastore d’Israele. Gesù esprime e manifesta l’azione pastorale di Dio verso il suo popolo e verso l’umanità. La simbologia del pastore, visto come alternativo al salariato, esprime la nuova situazione della relazione con Dio.

L’aggettivo “buono-bello” indica la nobiltà delle sue finalità rispetto a quelle del mercenario. La sostanza è che mentre gli specialisti della religione agiscono anteponendo se stessi e il loro tornaconto, Gesù agisce coinvolgendo se stesso fino a mettere a repentaglio la propria vita. “Offre la vita”.

Il motivo e fondamento di tutto ciò è dovuto al fatto che il Pastore conosce le pecore e le pecore lo conoscono. Si tratta di una conoscenza che sottende un prendersi cura particolare. Solitamente, nella prassi pastorizia del tempo, più di un gregge veniva radunato in un unico ovile, proprietà di una cooperativa di pastori. Ogni gregge però non si confondeva con gli altri per il semplice fatto che conosceva la voce del proprio pastore. Così, un verso, un grido, un fischio o qualsiasi altro segno fonetico poteva rischiare gli animali dietro il pastore giusto.

L’amore, il fatto che egli si prende cura delle persone per quello che sono, fa la differenza tra la relazione con Dio come la vive e la propone Gesù Cristo e i sui interlocutori della religione ufficiale.

Il motivo teologico dell’atteggiamento di Gesù verso di noi è dato semplicemente dal fatto che egli lo ha appreso dal Padre. Si, il Padre ama l’umanità e di ognuno se ne prende cura e Gesù, che lo conosce bene, non fa altro non fa che agire come il Padre.

È normale per lui “offrire la vita” di sua propria iniziativa, senza alcuna costrizione dal momento che egli è dentro questo circuito d’amore. Ma c’è di più: offrendo la vita, davvero egli vive (la riprende); se si sottraesse a questa dinamica di amorevolezza per l’umanità che sente come spinta interiore, per lui sarebbe come morire definitivamente.

Ho altre pecore che non sono di quest’ovile”. Si tratta proprio di noi.

Gesù ci “conduce fuori” dalle strettoie di una religiosità ingessata; fuori dove c’è acqua, cioè vita, amore e libertà. A noi è offerta la possibilità di seguirlo, vale a dire di “ascoltare la sua voce”.


Salmo 117

Rendete grazie al Signore perché è buono,

perché il suo amore è per sempre.

È meglio rifugiarsi nel Signore

che confidare nell’uomo.

È meglio rifugiarsi nel Signore

che confidare nei potenti.


Ti rendo grazie, perché mi hai risposto,

perché sei stato la mia salvezza.

La pietra scartata dai costruttori

è divenuta la pietra d’angolo.

Questo è stato fatto dal Signore:

una meraviglia ai nostri occhi.


Benedetto colui che viene nel nome del Signore.

Vi benediciamo dalla casa del Signore.

Sei tu il mio Dio e ti rendo grazie,

sei il mio Dio e ti esalto.

Rendete grazie al Signore, perché è buono,

perché il suo amore è per sempre.