Non
c'è dubbio che un'importanza del tutto particolare sia da
attribuirsi alla struttura, la quale custodisce una presenza secolare
di vita monastica. Oggi vi abita una comunità religiosa di
Stimmatini, i quali, benché non siano monaci nel senso stretto del
termine, sono felicemente condizionati dalla struttura dell'immobile
che, nel corso dei secoli, ha mantenuto la caratteristica di
luogo di incontro.
Il priorato di Sezano è sempre stato un “bene della gente”
perché lì, nei secoli passati, si organizzava la vita agricola,
economica, sociale, culturale ed ecclesiale. Invece, il monastero
come luogo separato dal resto del mondo, magari inteso come clausura,
secondo la visione di San Benedetto non sta né in cielo né in
terra. Lui infatti voleva, si la stabilità in un luogo (stabilitas
loci),
ma come radicamento,
non la separazione dal territorio!
Benché
le vicende storiche, per un periodo più o meno lungo, abbiano messo
a tacere questo aspetto di luogo d'incontro, non c'è dubbio che la
stessa struttura architettonica e l'ubicazione abbiano custodito nel
tempo la sua peculiare “vocazione”. I volumi dell'edificio
infatti, sono distribuiti attorno a un chiostro quadrato tipico di
ogni costruzione monastica, ma il lato sud, quello che guarda la
vallata e la città, rimane aperto. Tanto
a dire che la vita della città e quella del monastero devono
alimentarsi di interscambio.
Detto
ciò, occorre precisare che il MBC a Sezano non
è un centro d'eccellenza.
Nessuno di noi possiede titoli e competenze specializzate. Talvolta
arrivano studenti per consultarci su temi di ecologia, beni comuni,
economia, finanza ecc. tutti argomenti che sono di casa presso di
noi, ma il massimo che possiamo condividere con loro non sono che
considerazioni e riflessioni apprese da chi ne sa più di noi.
Il
punto qualificante, in linea peraltro con la tradizione benedettina e
stimmatina, è l'accoglienza,
nel senso più pregnante della parola, vale a dire: il mondo
dell'altro viene raccolto/preso dentro il mio mondo e il mio in
quello dell'altro, cosicché né io né l'altro siamo più come
prima. Insomma, siamo un “noi” che prima dell'incontro non c'era.
In questo senso la realtà del MBC oggi è il risultato della
partecipazione di molte persone. I gruppi, le persone arrivano con le
loro esperienze, ricerche, competenze, storie di volti ecc. È
questa esperienza di vita, che tende “all'insieme”, al vivere con
gli altri, il vero Bene Comune”.
Non è un caso che la parola “ospite”
indichi sia chi accoglie come chi è accolto. In fondo nessuno è
solamente accolto e nessuno solamente accoglie, ma tutti siamo
accoglienti e accolti nello stesso tempo.
La
fedeltà a questa strada fa sì che le persone si sentano “prese
sul serio”.
Serietà
dunque, ma nella semplicità, nella fraternità, senza
secondi fine,
senza obiettivi pastorali, catechetici e quant'altro; le persone per
quello che sono: punto!
Ci
sembra che quest'insieme di cose abbia maturato in noi la convinzione
che occorra vigilare affinché non si ceda alla tentazione
dell'appartenenza, un'aspettativa
presente in molti quando arrivano le prime volte.
Concretamente,
non esistono il gruppo della meditazione, quello della lectio divina,
il gruppo della liturgia, il gruppo della scuola del vivere insieme,
il gruppo dei diritti, dei beni comuni e così via. Esistono invece
momenti
aperti
a tutti coloro che desiderano riflettere e condividere su questi ed
altri percorsi. Ma
tutto nella libertà di
esserci o di non esserci, di venire quando si ritiene di partecipare
e prendere le distanze o andare altrove quando se ne avverte
l'esigenza...
Questo
punto fermo della
NON
APPARTENENZA
ci aiuta a vivere il primato
delle relazioni, non delle azioni.
Siamo insieme, o facciamo della strada insieme, perché ci
riconosciamo,
non perché abbiamo degli obiettivi comuni da raggiungere, o peggio,
perché apparteniamo ad uno schieramento, ad un movimento, ad un
partito, a una chiesa.
Qualcuno
ha chiamato luoghi come il MBC “luoghi
della consolazione”.
Come
credenti, coltiviamo sommessamente il sogno di una Chiesa
della consolazione,
ossia dei volti, dei rapporti, della relazione, non dell'appartenenza
confessionale, della dottrina, del movimentismo progressista o
conservatore che sia. Insomma, una comunità dell'evangelo con un
minimo
di struttura
(Chiesa minore)
e un massimo di vitalità.
p.
Silvano Nicoletto