Meditazione Domenica XXa

 


Signore, una donna pagana sa pregarti come noi non sappiamo, perché sa credere come noi non crediamo: Dio, ascolta anche per noi la preghiera che in questo momento ti rivolgono tutti gli umili del mondo, a qualunque religione appartengono e dei quali tu solo conosci la fede. Amen





Is. 56, 1. 6-7 Rm. 11, 13-15. 29-32


Mt. 15, 21-28


21 Partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone. 22 Ed ecco, una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: "Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio". 23 Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: "Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!". 24 Egli rispose: "Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d'Israele". 25 Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: "Signore, aiutami!". 26 Ed egli rispose: "Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini". 27 "È vero, Signore - disse la donna -, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni". 28 Allora Gesù le replicò: "Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri". E da quell'istante sua figlia fu guarita.


Il contesto immediato del brano è offerto dalla disputa sul puro e l’impuro alla quale Gesù dà il contributo finale dichiarando: “Non ciò che entra nella bocca contamina l’uomo , ma ciò che esce dalla bocca lo rende impuro” perché esce dal cuore. Egli ha spostato la questione della purità dal piano rituale a quello etico. Ciò prelude ad un cambiamento radicale nel rapporto con Dio, rapporto che passa attraverso la coscienza e non più la convenienza. Queste affermazioni di Gesù precedono il nostro testo.

Immediatamente di seguito, al versetto 29, con lo stesso incipit “partito di là”, troviamo il racconto della seconda moltiplicazione dei pani, racconto che, come si sa, ha come sfondo simbolico non più il mondo ebraico, ma quello pagano.

La Parola di questa domenica ci aiuta a comprendere che nell'umanità esistono dei vissuti quali la preghiera, la ricerca del bene, l'amare e il soffrire e molti altri, che si trovano nelle profondità del cuore e, per questo, vanno al di là di ogni appartenenza culturale, sociale o confessionale.

Il contesto depone quindi a favore di una grande apertura del messaggio evangelico fino a raggiungere, per l’appunto, anche il mondo dei pagani.

Evidentemente la cosa non era così scontata nelle prime Comunità alle quali l'evangelista Matteo rivolgeva il suo racconto. Erano gruppi sostanzialmente formati da giudeocristiani. È abbastanza chiaro che in questa parte del suo Vangelo, Matteo intende affrontare l'argomento dell’apertura del Vangelo ai pagani.

Partito di là”. Il soggetto è Gesù. Egli è il portaparola continuamente in movimento .La fissità dello status quo non è la dimensione del Vangelo, ma il movimento, lo spostamento, l’incontro, l’imprevedibilità e perché no? Perfino lo smarrimento.

È un movimento che porta il Cristo ad affrontare situazioni nuove, magari suo malgrado. In quelle regioni del nord ovest era andato per ritirarsi, stanco dell’aria chiusa che si respirava nel proprio ambiente. Mondo chiuso che assolutizzava la pratica cultuale fino a trascurare l’autenticità del cuore, cioè della coscienza. Dunque, “partito di là si ritirò”. Non desiderava incontrare nessuno. Ma le cose non vanno secondo i programmi, egli incontra, invece una disturbatrice.

A prima vista, l’atteggiamento di Gesù è incomprensibilmente refrattario alle richieste della donna. Egli esprime una durezza che ci scandalizza.

Lei grida, lui tace.

L’evangelista, in questo modo, vuole rendere più alta la tensione della scena proprio in funzione di quanto accadrà in seguito.

Solo ai discepoli “che si avvicinano” risponde con un’affermazione in linea di continuità con il suo mondo di provenienza: “Alle pecore perdute si che sono stato inviato…, ma a quelle della casa d’Israele”. Quale scriba o uomo della Legge non si sarebbe trovato d’accordo?

La donna cananea, lei appartiene ai go'im, al mondo dei cagnolini pagani, perciò s’aggancia al dialogo per interposta persona. Gesù infatti stava rispondendo alla richiesta dei discepoli. Non stava parlando con lei.

Ma il grido della supera queste formalità. In quel “Signore, salvami”, che fa eco al grido di Piero mentre stava affondando, esprime un tale bisogno di soccorso, una necessità così urgente da andare ben oltre le distinzioni di appartenenza religiosa. Sembra dire: “Signore, non indugiare su delle formalità. Il mio soffrire supera i confini di tutte le religioni. È soffrire umano!”

Ancora Gesù resiste. Sembra quasi volerle rinfacciare il suo essere donna pagana: “Non è bene gettare il pane dei figli ai cagnolini”.

Conosciamo la risposta della donna e l’arrendersi di Gesù di fronte alla sua fiducia.

Abbiamo visto che il brano è totalmente attraversato da un crescendo di tensione che prepara la risposta ultima di Gesù. In quel “Donna, davvero grande è la tua fede” la tensione si scarica.


La Parola, abbiamo detto, è una realtà di movimento, “partito di là” così il brano incomincia. È in movimento il portatore stesso del messaggio di cambiamento, infatti, lui stesso cambia. Chi testimonia il Vangelo suscita cambiamento e conosce lui stesso il cambiamento personale. Potremmo titolare questo testo: la conversione di Gesù. Alla fine, lui pure si scopre cambiato.

L’evangelista, credo, abbia voluto destinare questa Parola alle Comunità della prima generazione, le quali si mostravano piuttosto refrattarie a cambiare abitudini di vita condividendo l’esperienza del Vangelo con persone che non provenivano dalla stessa esperienza religiosa del giudaismo, ma dal paganesimo.

Ebbene, Mt. a costoro sembra voler dire: Anche Gesù ha prova gli stessi sentimenti di chiusura che provate voi, ma lui, a contatto con la donna cananea ha saputo cambiare, mettetevi dunque in movimento, apritevi a nuove prospettive perché, è sempre possibile incontrare espressioni di fede sincera ed autentica proprio là dove meno ce l’aspettiamo.

Gli stranieri – abbiamo ascoltato nella prima lettura – che hanno aderito al Signore per amare il suo nome li condurrò sul mio santo monte… la mia casa è casa di preghiera per tutti i popoli”.

Ci voleva molto coraggio a parlare in questo modo ai tempi del profeta perché, dagli stranieri, gli israeliti avevano conosciuto esilio e umiliazioni. Eppure …

Il monte santo e la casa di preghiera per noi è il Cristo. non si può appartenere a lui e distinguersi, separarsi, allontanarsi dagli altri nel suo nome. Non si può essere di Cristo e fare di questa appartenenza una bandiera ideologica da sbattere in faccia ad altri. In tutti è possibile scorgere tracce di fede davvero grande e sorprendente.


Dal salmo 66

Dio abbia pietà di noi e ci benedica,

su di noi faccia splendere il suo volto;

perché si conosca sulla terra la tua via,

la tua salvezza fra tutte le genti.

Gioiscano le nazioni e si rallegrino,

perché tu giudichi i popoli con rettitudine,

governi le nazioni sulla terra.

Ti lodino i popoli, o Dio,

ti lodino i popoli tutti.

Ci benedica Dio e lo temano

tutti i confini della terra.